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Matteo Salvini e l'islam, pugno di ferro: "Solo accordi scritti"

di Fabio Rubini martedì 23 dicembre 2025

4' di lettura

È un Matteo Salvini visibilmente più sereno quello che ieri sera si è palesato davanti alle telecamere di Zona Bianca, su Rete4. A dirlo è lui stesso in apertura di collegamento: «Questo, dopo cinque anni, è il primo Natale che non passo da indagato, da imputato, da potenziale criminale a rischio di galera. Ma hanno assolto (dal processo Open Arms nel quale era accusato di sequestro di persona, ndr) perché avevo bloccato gli sbarchi dei clandestini e hanno sancito che difendere i confini, la sicurezza e la dignità dell’Italia non è un reato, ma un mio dovere di ministro». Cinque anni con una spada di Damocle sul capo, però, hanno pesato non poco. È per questo che Salvini lancia un grido d’allarme: «Quanti processi riguardano italiani che non c’entrano nulla e poi finiscono in niente? Negli ultimi anni ci sono stati 32mila italiani normali che sono finiti in galera e dopo un po’ la giustizia italiana ha detto loro “mi scusi abbiamo sbagliato, torni a casa”, con una pacca sulla spalla e pochi euro di risarcimento. Nel frattempo queste persone si sono rovinate la vita: famiglie saltate, lavori persi, aziende fallite. Anche per questo - ragiona il vicepremier - serve una riforma della giustizia come l’ossigeno, perché io ho le spalle larghe, ma se domani un cittadino normale finisce nei guai e gli rovinano la vita, qualcuno deve pa-ga-re».

Nel suo intervento il leader della Lega tocca vari argomenti. Tra questi c’è quello dell’islam e dell’imam di Torino liberato dalla giustizia dopo che il Viminale lo aveva espulso. «Io sono per la libertà di pensiero e di parola. Se uno non la pensa come me ha il diritto di farlo, ma senza scadere nella violenza e nell’odio. Questo signore era stato ritenuto pericoloso ed era trattenuto in attesa di essere espulso perché aveva giustificato le stragi di innocenti in Israele dicendo che, sì, insomma, può capitare». Salvini parte da qui per allargare il discorso alla presenza dell’islam nel nostro Paese. «Qua il problema non è di che religione sei. Il problema che c’è chi nel nome di una religione istiga all’odio e alla violenza e mira apertamente alla cancellazione dello stato di Israele». O mette a segno stragi «come quelle di pochi giorni fa in Australia o quelle fatte a Madrid, a Londra, in Francia, a Bruxelles. Ecco- attacca Salvini - io penso che abbia sbagliato quel giudice a liberare un personaggio che istiga all’odio e alla violenza.
E lo dico chiaramente: ognuno può credere o non credere nel Dio che vuole, ma io fino a che l’islam non sottoscriverà un accordo con la Repubblica italiana, in cui si impegnano a rispettare non solo le nostre tradizioni, ma anche le nostre leggi, non è corretto concedere loro nemmeno mezzo metro quadrato di spazio. Io la penso così».

A proposito di violenza Salvini ha voluto dare «solidarietà ai ragazzi in divisa», ricordando quando successo sabato a Torino durante la manifestazione di protesta per lo sgombero di Askatasuna. Il leader della Lega ha così rilanciato la proposta di legge del Carroccio in tema di manifestazioni: «Chi le organizza deve garantire con un conto corrente, una cauzione per i danni arrecati. Non è giusto che i vandalismi di Torino li paghino tutti gli italiani per bene». Su questo Salvini si augura «che la proposta possa essere votata da tutto il Parlamento senza distinzioni tra destra e sinistra», perché se «questi sono delinquenti di estrema sinistra» è vero anche che «davanti alla violenza, alle fiamme, ai sassi in testa ai poliziotti non ci può essere divisione tra destra e sinistra». E sui centri sociali conferma quanto ci ha detto nei giorni scorsi il ministro Matteo Piantedosi. «Stiamo lavorando per sgomberarli, non solo a Torino, ma anche a Roma, Milano, Livorno, perché sono ritrovi abusivi di delinquenti».

Capitolo Ucraina. «Tra pochi giorni arriverà in Cdm il decreto sulle armi: «Su richiesta della Lega non sarà la fotocopia dei precedenti, dove si parla di armi e di offesa, ma si parlerà del popolo ucraino che va difeso e sostenuto, ma anche di logistica. Questa è una guerra che nessuno vincerà sul campo e nessuno davvero può credere che l’Ucraina riuscirà a riprendere i territori persi con le armi. Spero solo che in Europa non ci sia qualcuno che per interessi economici lavori per tirare la guerra in lungo». Insomma una posizione chiara, così come chiaro è il fatto che nessuno dal Carroccio ha intenzione di mettere in difficoltà la maggioranza di governo. Salvini è stato tranchant anche sulle pensioni: «Avevano previsto di allungare l’età per andarci. Io ho detto no. Se servono altri soldi prendiamoli dagli extraprofitti delle banche. Allungare il periodo di lavoro sarebbe stato inaccettabile».

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Ultimo argomento toccato dal leader leghista è stato quello della “famiglia del bosco”. «Mi auguro che possano passare il Natale tutti assieme. Se serve sono pronto ad andare in Abruzzo, non da ministro, ma da padre di famiglia. Davvero non ci dormo la notte. Io - ha proseguito- non giudico le scelte educative, ma se non c’è violenza o droga i bambini, tutti, devono tornare alle loro famiglie». Infine ha rilanciato l’idea della Lega «di una Commissione d’inchiesta sulle case famiglia, per capire se dietro questi affidamenti non ci sia una questione di business».

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