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Pd. l'idea Maria Chiara Prodi: la nipote del Mortadella volto nuovo del partito?

di Davide Locano domenica 15 luglio 2018

3' di lettura

E se spuntasse una donna? Se l’imprevisto, capace di ravvivare un congresso che si annuncia noioso, fosse una candidatura femminile? Sono in molti, nel Pd, a chiederselo. Soprattutto nell’area renziana, in cerca di qualcuno da contrapporre a Nicola Zingaretti, finora l’unico candidato ufficiale. Che non sia una suggestione o la periodica lamentazione per l’assenza di volti femminili, lo conferma un dettaglio passato quasi inosservato. Quasi alla fine del suo intervento, all’assemblea nazionale di sabato scorso, Matteo Renzi ha invitato il Pd a prendere come modello due donne. Una di queste è Alexandria Ocasio-Cortez, vincitrice delle primarie democratiche di New York, la 28enne ispanica, diventata una star nel Partito democratico americano. Perché, come ha detto Renzi, ha vinto contro l’establishment del partito. Come fece lui. L’altra donna citata è Emma Gonzalez, la studentessa 18enne statunitense sopravvissuta alla strage del liceo Parkland. Ma più ancora che Emma, a colpire l’ex segretario è la vicenda di Alexandria: mamma portoricana, papà del sud del Bronx, è diventata l’anti-Trump dei Democratici Usa, in crisi dopo la sconfitta della Clinton. Nella biografia, prima ancora che nella battaglia politica, il perfetto opposto di The Donald. Leggi anche: Antonio Socci: la vecchia profezia sulla morte della sinistra ALLA RICERCA Ci vorrebbe un’Alexandria, si dice tra i renziani. Ma chi può essere? Al momento non c’è. Agli inizi dell’avventura renziana, fu Maria Elena Boschi il volto dei rottamatori al potere. Ma il referendum e le difficoltà del Giglio hanno oscurato la sua stella. Ma nulla vieta che non si faccia strada un’altra donna. Sarebbe, di per sé, un segno di rottura, visto il monopolio maschile nella scena dem. Alcune, per la verità, sono già considerate una potenzialità. Una è Teresa Bellanova, ex Cgil, che al governo si è occupata di tante crisi aziendali, dimostrando tenacia e passione. Renzi la stima molto. Un’altra che ha attirato l’attenzione negli ultimi mesi è il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, uno dei pochi casi alle ultime elezioni amministrative in cui il Pd non ha perso. Sabato scorso, all’Hotel Ergife, è stata fatta parlare subito dopo Renzi. «Si può anche vincere», è stato il suo incipit. E non ha fatto sconti al suo partito. Anche in tema di immigrazione: «La svolta Minniti», ha detto, doveva arrivare prima e andare più «in profondità». Se la Lega, nella sua città, è passata dallo zero virgola al 14% «non è solo per la strumentalizzazione di un problema, ma per il fatto che noi non lo abbiamo affrontato». MARCIA IN PIÙ Sempre all’Hotel Ergife è intervenuta una giovane donna che ha dalla sua, oltre al curriculum, una marcia in più: di cognome fa Prodi. Si tratta di Maria Chiara, classe 1978, nata a Bologna, ma da anni a Parigi. Pianista, ma anche molto attiva nell’impegno politico. Presiede la commissione “Nuove migrazioni e nuove pratiche” del Cgie, il Consiglio generale per gli italiani all’estero. Insomma è il perfetto rappresentante dei tanti ragazzi «in fuga» oltre confine. E molto giovane è un’altra emergente del vivaio dem: Arianna Furi, 20 anni, la più giovane dei Millenials che Renzi volle in direzione. La rosa si chiude con Katia Tarasconi, piacentina, anche lei espressione delle nuove generazioni: doppia cittadinanza, italiana e americana, classe 1973, è consigliere regionale del Pd in Emilia Romagna. Dal palco dell’Ergife ha mostrato grinta da vendere: «Non voglio essere complice della vostra follia. Avete perso il contatto con la realtà e ci state trascinando a fondo», ha detto. Il tempo e la fortuna diranno se una di loro riuscirà a emergere. Ma qualcosa, volendo, si muove. di Elisa Calessi

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