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Il transessuale di troppo in prima serata: sfregio alla Lega

di Matteo Legnani giovedì 18 maggio 2017

2' di lettura

«Sicuramente non eravamo molto preparati, ma io nella caricatura dei leghisti cretini e bamboccioni che vanno a trans, fatta in 1993, proprio non mi ci ritrovo». A parlare è Alessandro Patelli, "mister 200 milioni", all' epoca responsabile organizzativo di quella macchina da guerra che era il Carroccio di Umberto Bossi. Patelli ha visto le prime due puntate della fiction di Stefano Accorsi in onda su Sky Atlantic e s' è inalberato sfogandosi su Facebook: «L'immagine di una magistratura che raccoglie le prove in modo del tutto illegale, rapporti tra politica e media esaltati al punto da renderli irreali. Raccomandazione e rapporti sessuali ben oltre la realtà e nemmeno una buona finzione. Deludente». L' ex dirigente leghista ammette: «certo quegli anni erano incasinati, ma non così. Anche da noi ci sarà stato qualche donnaiolo, ma non ai livelli raccontati dalla fiction. Ed è un peccato - spiega ancora Patelli - perché in 1992 c' era più aderenza alla realtà, l' incontro con Segni, l' arresto di Chiesa. In questa seconda serie, almeno nelle prime due puntate, è tutto troppo romanzato». A Patelli poi non va giù anche un' altra cosa: «Nei mesi successivi all' arresto di Chiesa e fino alle elezioni c' è stata effettivamente una caccia alle streghe, ma la Lega è dipinta come una forza politica ostile alla magistratura milanese, ma non era così. Noi, anzi, avevamo organizzato manifestazioni per sostenere il lavoro dei magistrati. E questo idillio durò fino al nostro coinvolgimento. E poi guardi - s' infervora l' ex leghista - anche la scena del cappio in Parlamento (che nella realtà venne sventolato da Luca Orsenigo) è totalmente surreale, col protagonista lo prende a un collega e che si fa prendere dai dubbi. Mi creda su quell' episodio sono stati scritti dei libri, bastava leggerli per renderlo almeno credibile. E che dire dell' attore che interpreta Miglio che dice "hai fatto bene"? Miglio non avrebbe mai e poi mai detto una frase del genere. Era un professore, non un ultrà». Patelli è un fiume in piena: «guarderò anche le altre puntate per vedere come tratteranno temi importanti, ma ci sono errori nel racconto di quegli anni. Ad un certo punto il Di Pietro della fiction si lamenta del decreto Biondi pronunciando la famosa frase «ci vogliono bloccare», peccato che quel provvedimento sia stato votato nel 1994, un anno dopo...». L' ex leghista è spietato: «Nelle prime due puntate non sono riuscito a trovare nulla di buono. Voglio vedere se anche nelle altre si continuerà con un racconto che fa uscire tutti male: i politici (che se lo meritano), i funzionari, la magistratura, i giornalisti sedotti sulle scale... e alla fine anche Sky non ci fa una gran figura». di Fabio Rubini

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