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Il piano di Renzi per tornare alle urne. Perché e quando vuole cadere

di Giovanni Ruggiero domenica 10 gennaio 2016

2' di lettura

L'obiettivo di Matteo Renzi è incassare nel più breve tempo possibile le due riforme a cui più tiene, quella sulla legge elettorale e il Ddl Boschi sul Senato, così da anticipare il voto previsto per il 2018. Una mossa alla Tsipras nella quale il premier crede molto, secondo il retroscena illustrato da Repubblica, che prevede una road map serrata fino ad aprile con la maggioranza blindata: "Voglio il voto finale sulle riforme entro aprile, l'11" riporta il giornale di Ezio Mauro. Da quel momento la corsa politica del governo sarebbe tutta concentrata sulla campagna per il referendum confermativo di ottobre e subito dopo il congresso Pd per nominare il successore del segretario Renzi o la sua conferma. Il referendum - Archiviato il voto di giugno, probabilmente il 12, per le amministrative, che Renzi dà per scontato di stravincere, il suo obiettivo sarà trasformare il referendum sulla riforma del Senato in un plebiscito sul suo governo, anzi su se stesso. Scelta comoda, visto che la consultazione non prevede quorum e quindi non può fallire. Il risultato secondo le previsioni dei renziani sarà un bagno di voti che promuoveranno il leader in carica che a quel punto proverà a monetizzare il consenso facendo cadere il governo e andando ad elezioni anticipate nel 2017 per fare l'asso pigliatutto. Da Palazzo Chigi mascherano l'ottimismo sulla buona riuscita del piano renziano: "Ci sarà da sudare, avremo tutti contro, ma da una parte ci saremo noi, il partito del cambiamento - avrebbe detto Renzi secondo Repubblica - dall'altro loro, i difensori della casta, e gli italiani non avranno dubbi". Rimpastino - Per blindare la maggioranza, Renzi riempirà le caselle vacanti nel governo nelle prossime settimane. C'è quella per gli Affari regionali che dovrebbe spettare a Ncd, che sembra caldeggiare da tempo il nome di Dorina Bianchi. Ma nelle ultime ore sarebbero spuntati almeno due concorrenti: uno è il viceministro alla Giustizia, Enrico Costa, l'altro è il nome preferito da Angelino Alfano, l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.

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