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Le cinque umiliazioni per Renzi. Così il Cav sente l'odore del trionfo

di Giovanni Ruggiero domenica 27 marzo 2016

2' di lettura

E adesso che anche Milano inizia a vacillare nei sondaggi, per Matteo Renzi le cose si mettono male davvero. Calma: mancano più di due mesi all' apertura delle urne. Però, in questo lasso temporale i candidati legati al presidente del Consiglio dovranno trottare molto per evitargli figuracce. Se non peggio. L' apertura di una crisi istituzionale. Il precedente c' è: Massimo D' Alema, nel 2000, si dimise da premier in seguito alla sconfitta alle elezioni regionali. Baffino, come il suo odiato successore, non governava sulla scorta di un consenso popolare e aveva legato la propria permanenza a Palazzo Chigi all' esito di quelle urne. Finì malissimo. Oggi Renzi fa il tifo per Giuseppe Sala, Roberto Giachetti e Valeria Valente, candidati renziani di Milano, Roma e Napoli. D' accordo che le urne sono lontane (si voterà a giugno), ma i sondaggi sono un po' deprimenti per il presidente del Consiglio. L' ex commissario dell' Expo era partito per questa campagna elettorale come se dovesse fare una passeggiata. Si sta rivelando una marcia in salita. Nel volgere di poche settimane Sala si è bruciato il vantaggio che aveva accumulato su un centrodestra in difficoltà nel trovare un candidato all' altezza. Poi, dal cilindro, è venuto fuori Stefano Parisi. E nulla più è stato facile. Secondo le stime i due competitor sono appaiati. Ma Parisi è pronto a mettere la freccia. Il guaio di Sala è che Milano è l' unica città (o una delle poche) in cui il centrodestra si presenta non solo unito, ma allargato oltre i suoi attuali confini. L' alleanza annovera Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d' Italia e il Nuovo centrodestra. L' incantesimo, però, si spezza se da Milano si scende a Roma. Qui la minaccia si chiama Virginia Raggi, non Bertolaso o Meloni. È la candidata grillina la bestia nera del Pd, partito uscito già malconcio dalla fine prematura della giunta Marino e dalle inchieste di Mafia capitale. Renzi, nell' Urbe, ha scelto un uomo estraneo all' apparato. Ma evidentemente non basta, se gli istituti demoscopici premiano Raggi (27%) e attribuiscono a Giachetti (25%) il ruolo di inseguitore, agevolato solo da un centrodestra che, con quattro candidati, è finito in frantumi. E tuttavia minacciato dalla competizione a sinistra con Stefano Fassina. Più a Sud: vedi Napoli e poi tremi. Valeria Valente, la renziana che ha rottamato Antonio Bassolino, non scalda i cuori dei napoletani. Che, nonostante tutto, battono ancora per Luigi De Magistris. Sondaggi alla mano, al ballottaggio andranno l' ex magistrato e l' indipendente di centrodestra Gianni Lettieri. A Renzi non rimane che attaccarsi alle possibilità di successo nelle città di Torino e Bologna, dove, per la verità, è difficile definire "renziani" i due candidati. Non è un fedelissimo del premier Piero Fassino, sindaco uscente di Torino che cerca la riconferma dovendosela vedere con Chiara Appendino, grillina d' attacco. Non è renziano Virginio Merola, sindaco di Bologna ricandidato che, in varie occasioni, ha trovato il modo di polemizzare con il premier. Salvatore Dama

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