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Renzi parla, Aula vuota: "Mi sto giocando tutto, una giornata storica"

di Lucia Esposito domenica 17 aprile 2016

2' di lettura

Banchi del Governo pieni, scranni delle opposizione deserti. Il presidente del Consiglio ha preso la parola al termine della discussione generale sulle riforme costituzionali in un’Aula della Camera semivuota.   I deputati di Forza Italia, del Movimento 5 stelle, di Sel, della Lega Nord in segno di protesta hanno  abbandonato l’emiciclo di Montecitorio prima dell’ingresso di Renzi. Solo i capigruppo hanno aspettato l’arrivo del premier e chiedendo la parola hanno spiegato la decisione dei deputati della minoranza. Il rimprovero che tutti hanno sollevato è stata l’assenza del premier durante la discussione generale. “Oggi si scrive una brutta pagina per la democrazia - ha detto il presidente dei deputati di FI, Renato Brunetta - il Governo è presente in massa: posti in piedi per calpestare la democrazia parlamentare. Non ha ascoltato nessuno, preferendo stare alla buvette – ha aggiunto - lasciamo con dolore e rammarico”  . “Abbandoniamo l’Aula rifiutandoci di ascoltare la glorificazione delle riforme», gli ha fatto eco Cristian Invernizzi della Lega, «si ricordi di ringraziare il convitato di pietra Denis Verdini, senza di lui non sareste qui oggi”.   Anticamera della dittatura - “Chi oggi difende la volontà costituzionale, o pensa di difendere la costituzione, e utilizza l’argomento del ’caro presidente del consiglio chi ti ha eletto?’, semplicemente non si rende conto che ciò che viene detto dalla costituzione è che il presidente del consiglio non è eletto dai cittadini, ma gode di un rapporto di fiducia col Parlamento della Repubblica”, ha poi detto Renzi.  “La superficialità, l’improvvisazione di chi si trova a proprio agio fuori dalle aule del parlamento molto più che dentro nel dibattito costituzionale, è un elemento sul quale i cittadini sapranno riflettere”, aggiunge Renzi.  “Ci accingiamo ad andare verso un modello di democrazia decidente. Mi spiace che si citi Calamandrei a giorni alterni. Una democrazia che non decide è l’anticamera della dittatura”. Poi ha precisato che si gioca tutto : "Se non vi fosse consenso popolare tanto da fare cadere il castello delle riforme su quella principale,  principio di serietà politica trarre le conseguenze»

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