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Pubblica amministrazione, Renzi recupera il decreto Brunetta: valutazione sui dirigenti, "licenziabile" il 30%

di Giulio Bucchi domenica 14 dicembre 2014

2' di lettura

Obiettivo: licenziare il 30% dei dirigenti della Pubblica amministrazione. Il governo di Matteo Renzi accelera e prova a sforbiciare gli statali "improduttivi" con l'aiuto, sorpresa, di Renato Brunetta. Sì, perché l'esecutivo avrebbe già inviato ai sindacati del settore pubblico a fine novembre la bozza del nuovo sistema di misurazione della performance dei dirigenti della Pa, bozza basata sul famoso decreto legislativo 150 del 27 ottobre 2009 messo a punto dall'allora ministro della Funzione pubblica del governo Berlusconi. Nel mirino di Brunetta ieri e Renzi oggi finiscono i cosiddetti "fannulloni", per l'ira dei sindacati che come cinque anni fa si stanno già preparando per scendere in battaglia.  Le cavie al Ministero del Tesoro - Come sottolinea il Messaggero, dietro la questione della "produttività", infatti, si potrebbe nascondere l'intenzione di tagliare i "rami secchi" dei dirigenti pubblici, quelli cioè che fino a oggi hanno reso meno del previsto eppure si sono visti promuovere oppure hanno incassato bonus come sorta di "diritto naturale", anche solo secondo il criterio di anzianità. Il governo Renzi, riprendendo il progetto di Brunetta, vuole però bloccare questa abitudine e proverà ad applicare i nuovi criteri al Ministero del Tesoro, in via "sperimentale". Quattro fasce di produttività - I dirigenti statali verrebbero classificati in quattro fasce: la più alta comprenderà chi ha un livello di "realizzazione degli obiettivi" dall'80% in su. La seconda fascia di merito raggruppa i dirigenti con una produttività tra il 60 e l'80 per cento. Le ultime due, quella tra il 60 e il 40% e quella al di sotto del 40%, sono invece quelle a rischio. Il 30% a rischio - Secondo i criteri del governo, infatti, nelle prime due non potrà rientrare più del 70% dei dirigenti, mentre il 30% rimanente sarà giocoforza "bocciato", o meglio "rimandato". Già, perché secondo il decreto di Brunetta che ispira l'operazione un dirigente pubblico, dopo due valutazioni negative, può essere licenziato. E se per decreto deve essere classificato tra i "cattivi dirigenti" un terzo dei colletti bianchi, è logico immaginarsi un panico da poltrona. 

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