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Beppe Grillo ha svenduto l'Italia e il Movimento 5 stelle ai cinesi. Il retroscena sul vertice all'ambasciata

di Cristina Agostini sabato 30 novembre 2019
5' di lettura

Beppe Grillo non fa operazioni segrete, non complotta. Le bischerate più oscene le fa proprio alla luce del sole e se ne vanta. In questi giorni ha fatto la sua marcia su Roma sventolando la bandiera gialla. Ha di nuovo legato l' Italia come un salame alle sorti di Di Maio, Conte e Franceschini e l' ha consegnata ai cinesi, in perfetta rima con il suo amato colore, che a noi ci ricorda colera e itterizia. Non è una barzelletta quella che stiamo riferendo, forse diventerà uno sketch dell' annunciato spettacolo intitolato «I terrapiattisti», in realtà Grillo non sta appiattendo la terra ma spiaccicando noi. Ci ha consegnato al dragone cinese. La cronistoria di questi giorni è illuminante e terrorizzante come le lanterne dei ristoranti cantonesi. La sua fortuna è che nessuno lo prende sul serio, se no ci sarebbe da accusarlo di alto tradimento. Il referendum di giovedì sulla piattaforma Rousseau (meglio chiamarla d' ora in poi Gialleau, la battuta fa piangere, ma riflette il nostro stato d' animo) ha indotto il comico genovese ad alcune mosse astute. È sceso da Genova all' Urbe caricato a molla. Venerdì sera non si è fatto pagare la cena, come d' uso, dai suoi deputati, ma ha cenato dall' ambasciatore della Cina in Italia nella sua residenza, in territorio pechinese dunque. Reduce dal rito conviviale il sabato mattina ha salvato Di Maio. Si è fatto scudo umano proteggendolo dal linciaggio fraterno. Il povero Gigino era infatti pallido come un cencio dopo la sventagliata di sberloni dei parlamentari grillini seguita alle votazioni sul web che lo hanno messo in minoranza presso la base. Com' è arci-noto costui voleva far saltare al movimento le elezioni in Emilia-Romagna e Calabria, e in 22mila gli hanno detto vaffa affondandolo. Grillo sabato lo ho ha afferrato per le orecchie mentre stava annegando. Lo ha tirato su zuppo e flaccido, poi senza neanche asciugarlo lo ha annodato come una marionetta al Partito democratico in una alleanza «magica». Leggi anche: Beppe Grillo vuole il "caos", verso l'epico atto finale. L'alleanza con il Pd? No, qual è il suo vero obiettivo RISUSCITATO - Il governo un giorno prima pareva morto insieme a Di Maio. Grillo salvando Gigino ha rilanciato l' idea di un sostegno al Pd a Bologna e con questa mossa da modesto garante dei Cinque stelle si è elevato a garante del governo Conte. Ma chi garantisce a loro volta Grillo e Conte sul piano internazionale? Ma certo, avete capito giusto: Xi Jinping, il capo del partito comunista cinese e padrone assoluto della Cina. Così sabato pomeriggio Grillo, dopo aver serrato viti e bulloni della spaventosa macchina giallo-rossa del nostro disastro, con mossa trasparente e impudica, si è recato di nuovo nella sede diplomatico pariolina ricevuto dal plenipotenziario Li Junhua per due ore e mezzo di colloquio, una sbornia di thè. Dario Franceschini ha recepito il messaggio. Ha sospirato di sollievo e sul Fatto di ieri ha cementato l' abbraccio giallo-rosso in vista di chissà quali riforme. Una abbiamo capito quale sarà: la via della seta come no? E dietro Franceschini chi c' è? Ma c' è Romano Prodi, e chi se no? Non è un mistero che Grillo ambisca a portare Prodi al Quirinale. E Prodi è da anni un ponte vivente della via della seta, cioè del programma di invasione commerciale del mondo da parte di Pechino. RIECCO MORTADELLA - Come ha scritto Antonio Selvatici sul Riformista, prima ancora che Grillo visitasse l' ambasciata cinese, era stato Prodi a incontrare a Venezia Eric X Li, fondatore e managing partner di Chengwei Capital e amministratore fiduciario del China Institute della Fudan University. «I due si frequentano da tempo: già nel 2018 alla nota Bologna Business Scholl di Villa Pallavicini hanno tenuto una lezione riguardante l' abilità di persuasione di un sistema politico. Entrambi fanno parte del comitato scientifico della Eastwest European Institute. Romano Prodi vanta con la Cina: è stato nominato dal governo cinese Advisor Council del Belt And Road Forum (che è il nome inglese della via della seta)». Scusate l' ostrogoto, ma l' essenza è che ci stanno mettendo in mano ai mandarini. E IL PD TACE - Non ci vuol molto a capire che proprio la Cina possa essere il punto di incontro affaristico e ideologico tra grillini e sinistra. Il Partito democratico e Leu condividono una idiosincrasia assoluta ed equidistante tra Donald Trump e Vladimir Putin. E la vicinanza a Xi Jinping è dimostrata dal fatto che non risultano manifestazioni delle sardine davanti all' ambasciata cinese in difesa dei colleghi studenti di Hong-Kong. E Franceschini e Zingaretti non risulta abbiano preso per il bavero Di Maio, un ministro degli Esteri che nei giorni scorsi ha bigiato il G20 dove avrebbe incontrato Lavrov e Pompeo, rispettivamente capi della diplomazia di Russia e America, e invece si è recato ad alzare il calice del prosecco a Shangai con Xi Jinping, sostenendo che la questione di Hong Kong è «un affare interno cinese», unico governo occidentale a vantarsi di non aver nulla da spartire e anzi di schifare vigliaccamente questo anelito di libertà. Interessante che il Pd taccia, e acconsenta, non è vero? Quanto agli affari, be' si sente una certa musichetta orientale in casa Cinque Stelle. Davide Casaleggio e la sua società sono proprietari della piattaforma Rousseau che vive in simbiosi con il nostro ministro degli Esteri, Di Maio. Com' è noto la ditta di famiglia grillina tiene rapporti privilegiati con il gigante web dell' ex Celeste Impero. E il 14 novembre, a Milano Casaleggio ha organizzato un convegno il cui relatore di spicco è stato Thomas Miao, ceo di Huawei Italia con tutto il suo carico di 5G che tanto fa incazzare Trump. Simpatie già palesi lo scorso anno quando la Camera a presidenza grillina concesse all' azienda cinese l' aula dei gruppi parlamentari per un convegno proprio sul 5G, attenti a farsi notare dai cinesi c' erano Roberto Fico e Virginia Raggi, oltre al solito Di Maio. BLOG E PROPAGANDA - Del resto, il blog di Beppe Grillo da tempo fa da eco alla propaganda comunista cinese. È del giugno scorso un articolo che ridicolizza le ribellioni di Hong Kong: https://www.beppegrillo.it/il-caso-di-hong-kong-e-i-tentativi-di-destabilizzazione. Il comico ospita poi le riflessioni di un professorino, Fabio Massimo Parenti, ideologo di Xi in Occicente. E se aprite questa pagina il vostro computer sarà travolto da un bandierone della Repubblica popolare cinese sovrastato dal titolo sulla «Nuova era»: https://www.beppegrillo.it/la-cina-nella-nuova-era/. E peggio ancora: si nega la persecuzione della minoranza Uiguri. Fosse vivo Marco Pannella rincorrerebbe Grillo, gli entrerebbe nella villa, gli farebbe uno sciopero della fame nel tinello e gli ungerebbe la barba di pece. Marco, tiragli almeno i piedi di notte. Te la do io l' annessione dell' Italia alla Cina. di Renato Farina

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