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Brunetta: "Così Napolitano ha spaccato il Pdl"

di Ignazio Stagno domenica 4 maggio 2014

3' di lettura

Il Colle nel mirino. Renato Brunetta risponde a Gaetano Quagliariello e Fabrizio Cicchitto che qualche giorno fa avevano consegnato ad Huffpost una lettera esclusiva in cui spiegavano le ragioni della scissione del Pdl e la nascita di Ncd. Il capogruppo azzurro spiega come "la scissione dell'Ncd ha avuto l'autorevole avallo del Colle più alto - dice - ritengo questa analisi convincente. E perfettamente in linea con la personalità e la storia di Giorgio Napolitano. È un perfetto “scissionatore”. "Non fa lui le scissioni: le provoca, le accompagna, le favorisce. Poi lascia - conclude - per strada gli scissionati”. Su questo tema Brunetta ha dedicato un paragrafo del libro che sta scrivendo dedicato al “Complotto” e che anticipa l'Huffingtonpost. Scissionista da sempre - Brunetta parla di Napolitano e traccia un profilo di Re Giorgio come di un uomo che ha una sola passione le "scissioni". "Giorgio Napolitano resta un ossimoro vivente. Diventa amico dei nemici, e nemico degli amici. Ha un carisma eccezionale nel confondere, nel provocare scissioni, restando nel contempo polo di attrazione degli opposti. Se proprio è necessario pensare a un Grande Vecchio, lui sarebbe perfetto. Era un Grande Vecchio anche da giovane. Quando nel 1970 ci fu la scissione del Gruppo del Manifesto, di Rossana Rossanda e Luigi Pintor, fu incaricato di ricondurre all’ovile Massimo Caprara, napoletano come lui, della nidiata di giovani intellettuali liberali sedotti da Togliatti nel 1944-45. Ebbene riuscì a non fare accadere nulla, anzi a spingere fuori anche Caprara. E votò per la radiazione dell’amico. Al quale, nel momento della morte, 40 anni dopo, dedicò un commosso ricordo. Sincero senz’altro. Ma intanto l’aveva radiato". Il caso Fini - Poi Brunetta parla del tradimento di Gianfranco Fini: "Napolitano è il garante dell’unità della nazione. Per garantire questa unità fa poltiglie di qualsiasi gruppo coeso che incontra sulla sua strada, per regalare ai suoi disegni di sovrano un pulviscolo ossequioso. Quando lo “scisso” o “scissionato” si accorge dell’uso che di lui ha fatto il capo dello Stato, si ritrova solo, e non conta niente, dunque viene scaricato. Napolitano possiamo dire, per usare un’espressione alla moda, è stato il Grande Vecchio a sua insaputa. Sin dagli inizi del quarto governo Berlusconi, Fini assunse una posizione di polemica nei confronti della politica economica e dell’arroganza personale di Giulio Tremonti. Una vecchia storia.  Fu Fini, nei primi mesi di governo, a raccogliere e proteggere la grandissima parte di ministri vessati e impediti di fare il loro lavoro, dai continui dinieghi e diktat di Tremonti coi suoi tagli lineari. Fini in quel momento era senza alcun dubbio il delfino di Berlusconi, destinato pacificamente a succedergli alla testa del Popolo della libertà e di tutto il centrodestra. Improvvisamente, invece di far quadrato con i ministri, e ben al di là dei confini di quella che era stata Alleanza nazionale, trasformo il suo motivato rifiuto dell’egemonia di Tremonti, che si riteneva il garante della Lega nel governo, in ostilità a Berlusconi. Meditò e condusse a compimento una scissione che sin dal luglio del 2010 rese debole la nostra maggioranza, dapprima sottoposta al ricatto del suo gruppo parlamentare, di cui non ricordo nemmeno il nome, e poi il 14 dicembre miracolosamente sopravvissuta grazie al rientro di alcuni scissionisti nei nostri ranghi e all’apporto di alcuni “responsabili” il 14 dicembre 2010. Da allora la navigazione fu perigliosissima". Retroscena su Alfano - Infine Brunetta affonda il colpo su Alfano: "La scissione dell'Ncd ha avuto l'autorevole avallo del Colle più alto - dice - ritengo questa analisi convincente. E perfettamente in linea con la personalità e la storia di Giorgio Napolitano. È un perfetto “scissionatore". Non fa lui le scissioni: le provoca, le accompagna, le favorisce. Poi lascia - conclude - per strada gli scissionati”. 

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