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Facci: Grillo, il golpe, le capriole, il "boh". E, soprattutto, le cazzate

Prima invita i suoi a marciare su Roma, poi ci ripensa: la marcia diventa una conferenza stampa, il colpo di Stato "un golpettino". Intanto non si sa nemmeno quanti voti abbia preso on line Rodotà
di Giulio Bucchi domenica 28 aprile 2013

2' di lettura

  di Filippo Facci  «Non lo so», ha detto alla fine Giuseppe Piero Grillo. E va bene, Grillo che spara cazzate è come il cane che morde l’uomo, non fa notizia, e neanche i grillini che mordono i cronisti la fanno più: ma qui si rischia di spacciare per banale anche la pazzia, anche l’assedio di una folla urlante davanti al Parlamento, anche l’annuncio di una marcia su Roma. Ricapitoliamo: il Parlamento, epicentro della democrazia rappresentativa, ha votato un presidente della Repubblica a stragrande maggioranza (deputati e senatori erano appena stati eletti) e c’è un capopartito che allora ha invitato a scendere in piazza e gridato al «golpe», che significa «atto violento, o comunque illegale, posto in essere da un potere dello Stato e diretto a provocare un cambiamento di regime». Secondo il capopartito, in effetti, era scoccata l’ora decisiva: «Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. È in atto un colpo di Stato». Quindi tutti a Roma: «Dobbiamo essere milioni» (usiamo le virgolette perché le parole sono quelle, e diciamo «capopartito» perché Grillo lo è: di un importante partito, oltretutto). Abbiamo solo scordato di dire la ragione per cui in Italia ci sarebbe stato un «atto violento o illegale» e cioè un golpe: la ragione è che il Parlamento ha votato un tizio anziché un altro, non ha votato cioè il professor Stefano Rodotà che era stato candidato dal partito del capopartito, anzi neanche, «non è nemmeno un nome grillino, è un uomo del Pd, e allora perché non rispettare la volontà del popolo?» aggiungeva la capogruppo alla Camera del partito in questione, Movimento Cinque Stelle. «Rodotà è il nome proposto dai cittadini italiani» precisava a ripetizione il capogruppo al Senato.  Leggi il commento integrale di Filippo Facci su Libero in edicola oggi, martedì 23 aprile    

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