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Nel Pd è panico da rimontaE D'Alema "spara" a Bersani

di Andrea Tempestini domenica 10 febbraio 2013

Bersani e D'Alema: compagni coltelli

2' di lettura

di Brunella Bolloli È il Pdl che insegue il Pd o viceversa? A due settimane esatte dalle elezioni molti se lo chiedono. Per i sondaggi il centrosinistra è ancora avanti, ma la forbice cala e cresce l’appello al voto utile: solo a noi del  Pd, no a Ingroia, Monti o Grillo. Che ci fanno perdere. Per evitare di farsi rimontare dal centrodestra, i democratici promettono meno tasse. L’abolizione dell’Imu sulla prima casa, ad esempio. L’annuncio shock dato da Silvio Berlusconi è stato subito bollato dai leader della sinistra come «fantascienza» o puro «cabaret», per dirla con Pier Luigi Bersani. Eppure ieri è stato lo stesso segretario del Pd a parlare di taglio dell’odiosa imposta voluta dai tecnici. Con qualche distinguo. «Con la nostra proposta», ha dichiarato in un’intervista all’agenzia Vista, «esentiamo le fasce deboli e togliamo l’Imu, credo, al 90% delle prime case e invece carichiamo sui grandi patrimoni immobiliari. Questa è una proposta che sta in piedi. L’Imu», ha aggiunto, «ha bisogno di una copertura perché le favole non possiamo raccontarle». Il segretario di solito così serafico ha alzato la voce: «O vince il centrosinistra o il rischio è quello che l’Italia vada contro un muro». Un appello agli indecisi, che sono ancora tanti, in un momento in cui il Pdl è in rimonta e perfino Baffino D’Alema ammette: «La vera sfida è tra Bersani e Berlusconi. Noi siamo in campo per vincere, ma abbiamo cominciato questa campagna con il piede sbagliato». «Sento divagazioni», ha avvertito Bersani, «gente che dice “tanto ha già vinto il Pd”. Guardate che si scherza con il fuoco. Tutti i voti sono utili, ma se si vuole battere la destra e vincere c’e solo il voto a noi». Al Nazareno, quartier generale dei democrats, tutti insistono sul voto utile. «Chi vuole battere Berlusconi deve votare Pd», dice il vice segretario Enrico Letta, «chi vuole aiutare Berlusconi voti pure per Grillo, Ingroia e De Magistris o Monti». Sulla stessa linea anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ieri impegnato in campagna elettorale a Napoli (dove è stato contestato da alcuni disoccupati ed esponenti della sinistra antagonista). Renzi ha attaccato a gamba tesa Antonio Ingroia: la sua lista è «un evidente rischio di autogoal per il centrosinistra».  Lo spettro dell’ingovernabilità a Palazzo Madama è reale. Tutti gli istituti demoscopici concordano sul fatto che nella Camera alta l’asse Pd-Sel non è in grado di ottenere la maggioranza. La  paura di un Parlamento bloccato, come ha scritto il Financial Times, prende corpo ogni giorno di più. E non a caso Bersani e Monti sono già pronti all’accordo post-voto. Anche se il leader di Sel, Nichi Vendola, da questo orecchio non ci sente: «Fantapolitica un governo che tenga insieme me e Monti. Ho risposto 150mila volte a questa domanda. Basta parlare di alleanze». 

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