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Quagliariello si salva, ma Fitto pregusta la vendetta su Alfano

L'ex governatore della Puglia oggi aveva la possibilità di far andare sotto governo e ministro: ha desistito perché l'intento era metter paura
di Michele Chicco domenica 27 ottobre 2013

2' di lettura

Undici senatrori azzurri mettono a rischio governo e riforme costituzionali: Gaetano Quagliariello, l'uomo scelto da Giorgio Napolitano per traghettare l'Italia verso la nuova èra istituzionale, stamattina ha subito il bombardamento dei falchi e si è salvato per un soffio. Gli undici nomi degli azzurri che si sono astenuti sono ben impressi nella sua mente e adesso sembra difficile ricucire uno strappo così vigoroso. Il motivo è uno e semplice: Quagliariello su quel disegno di legge ha costruito i suoi primi mesi di legislatura e a quel progetto lega la sua presenza al governo. Ha una precisa idea d'Italia, la condivide con il premier e con il presidente della Repubblica ed è convinto, per questo, di dover tirar dritto a tutti i costi. La sua determinazione, però, non piace ai falchi azzurri che oggi hanno provato a metterlo sulla graticola: qualcuno avrebbe voluto la sua testa, ma Raffaele Fitto ha fermato tutti. Per questa volta solo tanto spavento.   Minacce - "Volevano far cadere il governo, ma non ci sono riusciti" ha detto Roberto Formigoni dopo il voto. I numeri gli danno ragione, ma Francesco Nitto Palma, che degli undici era tra i capofila, gli ha mostrato subito una prospettiva diversa: "Se questo fosse stato l'intendimento - ha spiegato il falco ex guardiasigilli - sarebbe stato sufficiente parlare con i senatori pugliesi". Tradotto: quello di oggi è stato solo un avvertimento lanciato dai lealisti ai 24 senatori vicini a Letta e Alfano; "i pugliesi", cioé gli uomini di Fitto, sono rimasti fuori ed hanno detto "sì" all ddl, ma tutti farebbero bene a non conteggiare loro tra quelli vicino al governo. Oggi, dice in soldoni Nitto Palma, se Fitto avesse voluto mettere in imbarazzo governo e Quagliariello avrebbe potuto farlo, ottenendo il massimo risultato col minimo sforzo.  Muscoli - Agli undici franchi tiratori, infatti, si sarebbe potuta aggiungere facilmente un'altra pattuglia composta da altri undici senatori azzurri, quelli eletti tra Bari e Lecce dal Pdl. L'aritmetica chiarisce: 218 meno 11 fa 209. La maggioranza richiesta dei due terzi, oggi, era di 214 senatori: senza i pugliesi di cui parla Nitto Palma sarebbe finita così, con il governo Letta costretto a chiedere agli italiani di esprimersi in un referendum costituzionale. Fitto ha preferito mostrare i muscoli e affidarsi ad una minaccia ben politicamente costruita piuttosto che passare ai fatti: se lui avesse voluto, infatti, il sostegno inaspettato della Lega Nord raccolto dal governo non sarebbe bastato. E a quel punto la vendetta su Angelino Alfano sarebbe stata perfetta, ma prematura: adesso l'obiettivo è presentarsi in riunione e stilare il bilancio di una mattinata convulsa in Senato. Il partito non potrà prescindere da certi numeri. Altrimenti salta tutto.  Michele Chicco

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