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Franceschini: "Nel Pd rischio scissione"

Franceschini confessa: "E' alta la possibilità che ci spaccheremo". Da una parte i rossi, dall'altra i moderati (magari guidati dal rottamatore)
di Ignazio Stagno domenica 7 luglio 2013

Dario Franceschini

3' di lettura

Non c'è pace per il Pd. In vista del congresso le anime e soprattutto le correnti del partito si scaldano. Renziani contro bersianiani, ma anche Lettiani e dalemiani contro tutti. Insomma una guerra che dura da mesi e che di fatto sta sgretolando il partito, giorno dopo giorno. La lotta per la segreteria tra Fassina e Renzi è sempre più aspra. Il vice ministro dell'Economia ha affermato che "Renzi fa del vittimismo un marketing politico". Una frase che serve a inquadrare il livello dello scontro: il rossissimo Fassina accusa il rottamatore di fare il "piangina" per avere un ritorno politico. A dare una sponda a Fassina è arrivato pure Massimo D'Alema che su Renzi dice: "Credo che giochi un po’ a fare la vittima. Secondo me sbaglia". Così Renzi, fiutata l'imboscata, e sempre più lontano dal suo stesso partito snobba il raduno dei big democartici disertando l'assemblea di "Fare il Pd". Un' assenza pesante che crea malumori e che lancia un messaggio chiaro: il rottamatore ormai è ai ferri corti col Nazareno. E Renzi fa sapere: "Non devo chiedere il permesso a D'Alema  per potermi candidare". Tensione alle stelle, e ad accorgersi del clima esplosivo è Dario Franceschini. Rischio scissione - Il ministro, ospite dell'assemblea, sbotta e dice quello che in tanti ormai pensano da tempo: "Il rischio scissione nel Pd c'è ed è anche alto". Una bordata di quelle che spaccano ulteriormente il partito. I besaniani rimangono impietriti, ma il ministro per i rapporti col parlamento ha avuto il coreggio di dire come stanno le cose. Franceschini è comunque ospite poco gradito al Nazareno. Fu lui il primo a parlare di governo di larghe intese, quello che poi ha preso forma con Enrico Letta e il placet del Cavaliere. Addio Pd - Ora Franceschini ha tolto il velo. La guerra contro Renzi potrebbe condurre il rottamatore verso una nuova strada, in solitaria. Un nuovo partito, per essere più chiari. I contatti tra il sindaco di Firenze e Flavio Briatore, il flirt con Mario Monti e le serate su Ponte Vecchio in compgania di Luca di Montezemolo, sono il segnale di un nuovo percorso intrapreso dal sindaco. Se dovesse perdere le primarie non avrebbe altra scelta che chiamarsi fuori e andare per conto proprio. "In questi mesi siamo passati a riconoscerci non più come ex margherita ed ex ds. Siamo passati a riconoscerci addirittura come comunisti e democristiani. Attenzione: è pericoloso. Non possiamo metterci per quattro o cinque mesi - aggiunge - in un clima di lacerazioni. Deve prevalere uno spirito basato su due punti, il primo dei quali è difendere il mescolamento che è l'antidoto a quel rischio che c'è, se non vogliamo essere ipocriti", afferma Franceschini davanti ai farisei del Pd. Pace lontana -  Ad ascoltarlo ci sono Pier Luigi Bersani, il segretario Guglielmo Epifani, Massimo D'Alema, Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro, Luigi Zanda, Cesare Damiano, Giovanni Legnini, Nico Sumpo, Davide Zoggia, Marco Meloni e Margherita Miotto. Franceschini poi invita alla pace e chiede un incontro tra Renzi ed Epifani: "Penso che di là dei luoghi formali, come la commissione congressuale, serve anche il coinvolgimento delle persone e spero che ci sia un incontro o tra il sindaco di Firenze e il segretario del Pd". Insomma la strada verso il congresso è una via crucis. Lunga e dolorosa. (I.S.) 

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