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Napolitano convoca Bersani alle 17

Il segretario del Pd da Napolitano: riceverà un mandato esplorativo e fallirà. I "rossi" chiudono al Pdl: continuano con la tattica del suicido
di Giulio Bucchi domenica 24 marzo 2013

Pier Luigi Bersani

3' di lettura

Tutto come previsto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha convocato per le 17 di venerdì 22 marzo al Palazzo del Quirinale il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. Ne ha dato notizia un comunicato diramato dal Colle. Al leader del Pd verrà assegnato l'incarico per la formazione del governo. Resta da scoprire se il mandato sarà completo o, con più probabilità, solamente esplorativo. Il Pd, nel frattempo, continua a chiudere al Pdl. Di pari passo, il M5S chiude al Pd e a Bersani. Le possibilità di risolvere il "rebus" sono poche, e complicate. E passano per Silvio Berlusconi, nonostante Bersani non voglia. L'orgoglio di Bersani - Per orgoglio o, peggio, per conti pre-elettorali Bersani vuole andare per la sua strada, strettissima, e chiedere la fiducia al Parlamento (ammesso che riesca ad arrivare a quel punto). "A tutti quelli che ci stanno", sulla base degli 8 punti per quel "governo di cambiamento" annunciato anche giovedì sera, dopo la consultazione al Quirinale. "Tocca a noi, ma non faccio questioni personali", spiegava il segretario del Partito democratico con toni un po' più concilianti. Il perché è semplice: Bersani non ha i numeri per diventare premier e dovrà sperare, più che nel Movimento 5 Stelle, nel senso di responsabilità del Pdl, che per bocca di Silvio Berlusconi ha aperto alla possibilità di un governo "di larghe intese". Tutto molto difficile, però, e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo sa.  Incarico "non pieno" - Il punto è proprio questo. Oggi pomeriggio il Quirinale darà il suo responso definitivo sul rompicapo Palazzo Chigi. "Devo riordinare appunti e idee", aveva spiegato giovedì Napolitano, facendo capire che la situazione è caotica, tra veti incrociati, dialoghi impossibili ed esigenza di dare un governo stabile e in tempi brevi. La tentazione del Colle, confermata, fin dall'inizio è stata quella di dare un incarico a Bersani, perché in fondo il Pd ha vinto le elezioni sia pur in modo risicato. Ma vista l'impasse, con tutta probabilità sarà un "incarico non pieno", magari un mandato esplorativo. La condizione che dovrebbe porre il Quirinale è questa: nella maggioranza dell'eventuale governo Bersani ci dovrà essere il Pdl, per un esecutivo che duri un anno, non di più, per fare alcune riforme necessarie (legge elettorale) e prendere alcune misure condivise su economia, crescita e tagli agli sprechi. Bersani, con mezzo partito che dice no a Berlusconi, dovrà scegliere: o stare col Cav perché costretto, e andare a casa nel 2014, oppure rifiutare la "proposta" di Napolitano, rinunciar alla carica di premier e andare a casa. Subito. O morte tra un anno o morte immediata, insomma.  Le due ipotesi - Di fronte al rifiuto di Bersani, Napolitano avrà due strade. Affidare l'incarico di Palazzo Chigi a un terzo uomo, non più esploratore ma direttamente premier di un governo "istituzionale", magari lo stesso Pietro Grasso in ballo in queste ore (anche se il borsini quirinalizio lo vede costantemente in calo). Se anche questo tentativo non andrà a buon fine, si tornerà al voto a giugno o subito dopo l'estate. In entrambi i casi, la sensazione è che si tratterebbe di soluzioni-tampone con un unico scopo: riformulare la legge elettorale per evitare che si ripeta la palude nata dal voto del 24-25 febbraio.

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