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Pd, il partito si spacca: anche i Giovani turchi tifano Renzi

Rompicampo consultazioni. I moderati direbbero sì a un governo col Pdl, il segretario tira dritto ma Fassina lo molla: se si torna alle urne, meglio il rottamatore
di Giulio Bucchi domenica 24 marzo 2013

2' di lettura

La notte dei lunghi coltelli del Partito democratico si avvicina. E a porgere la schiena è stato lo stesso segretario Pierluigi Bersani, ostinato nel chiedere al presidente Napolitano il "diritto" di recarsi in Parlamento e chiedere la fiducia. Più una prova di forza che un eccesso di ottimismo: i numeri non ci sono, Grillo ha già detto no a un governo del leader del Pd e lo stesso Pdl si è detto disponibile sì ad appoggiare un esecutivo "di larghe intese" con i democratici, ma difficilmente Berlusconi accetterà una guida Bersani. E allora, perché Pierluigi insiste? Semplice, perché pensa già alle urne e vorrà usare il "no" del Parlamento come arma elettorale. Il guaio è che mezzo Partito democratico non ci sta. In largo del Nazareno la situazione è caotica: molti non vogliono un governo con il Pdl (è stato l'argomento usato dallo stesso segretario con Napolitano), ma una cinquantina di onorevoli (i 40 di Renzi, una decina di veltroniani) lo preferirebbe ad un ritorno immediato alle urne. Chi sta con Renzi - Si apre dunque una faida interna assolutamente prevedibile tra le colombe del centrosinistra e i falchi piddini. Che però, a loro volta, non sono così schierati con Bersani, anzi. Se è logica la posizione dei moderati, stile Gentiloni, che non direbbero mai di no a un "governo del presidente", anche i "giovani turchi" di Fassina sarebbero pronti a voltare le spalle al segretario. Se si tornerà al voto a giugno, o dopo l'estate al più tardi, infatti, il nome da giocare con gli elettori non sarà più quello dell'uomo di Bettola, ma Matteo Renzi. A patto, naturalmente, che il sindaco di Firenze si sposti un po' più a sinistra. Altro rebus: se Renzi si spostasse a sinistra, quanti tra gli elettori di centrodestra lo seguirebbero? Dettagli, in confronto al rompicapo attuale, visto che il partito si sta dividendo pure sull'eventuale ruolo istituzionale di Pietro Grasso. Resta, però, una certezza: Bersani ha i giorni contati, in ogni caso.

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