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Governo, Renzi e Monti vogliono il rimpasto

di Ignazio Stagno domenica 29 dicembre 2013

3' di lettura

Il governo è sempre più debole e la poltrona di Enrico Letta comincia farsi scomoda. Il pasticcio sul decreto "salva-Roma", prima approvato, poi ritirato e infine copiato e incollato nel Milleproroghe ha minato e non poco la stabilità del governo. Il Colle punta il dito contro Grasso e Boldrini colpevoli di non aver vigilato abbastanza mentre in Aula andava in scena l'assalto alla diligenza con le marchette che infarcivano il decreto salva-Roma, e il premier resta alla finestra a comandare una squadra di ministri che, va detto, in questo 2013 hanno combinato ben poco. La strategia di Renzi - Così anche Matteo Renzi dal Nazareno prova a mettere Letta con le spalle al muro. Di farlo cadere per il momento non se ne parla, ma la strategia del rottamatore è abbastanza chiara: ha vinto le primarie, punta a palazzo Chigi e per arrivarci ha bisogno di un voto anticipato che lo spedisca alle urne col vento in poppa. Più Letta resta a palazzo Chigi più si logora l'effetto-novità del sindaco di Firenze. Ma spodestare Letta non è facile. Il premier è blindato dal Colle. Napolitano ha graziato palazzo Chigi anche sul Milleproroghe attaccando il Parlamento, ma ormai il destino è segnato: con soli 7 voti di scarto al Senato, l'esecutivo è vicino al capolinea. Così per minare la poltrona del premier il rottamatore guarda al centro e flirta con Monti e Scelta Civica. Il cavallo di Troia per impallinare il "governino" di Letta e Saccomanni è quello del rimpasto. I renziani ormai hanno preso il potere del Nazareno, ma la squadra dei ministri è infarcita di bersaniani poi prontamente convertiti alla causa del rottamatore dopo l'8 dicembre. Il rimpasto di Renzi e Monti - L'unico possibilità concreta per Renzi di dare una scossa al governo e far partire il valzer delle poltrone si chiama Mario Monti. Il rottamatore ha bisogno di una sponda che possa scardinare l'equilibrio del governo. Il Loden da tempo mormora che vuole un rimpasto di governo immediato. Dopo la scissione di Scelta Civica di fatto il ministro della Difesa Mario Mauro, e quello della Funzione Pubblica, Giampiero D'Alia rappresentano l'Udc di Casini e il Prof è rimasto a corto di ministri nell'esecutivo. "Ci sono due rappresentanti centristi dell'esecutivo, Mauro e D'Alia. Dopo la loro scissione stanno con Casini. Non va bene", ha tuonato Renzi parlando col Prof. E Monti pare che sia d'accordo nel mettere il premier all'angolo. Ecco chi può saltare - Se per Monti, D'Alia e Mauro ormai sono di troppo, per il sindaco di Firenze a dover pagare il conto per Letta devono essere Enrico Giovannini, ministro del Lavoro e Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia. Il primo è un ostacolo per il Job act, il piano per l'occupazione presentato per l'occupazione da Renzi. La Cancellieri invece secondo Renzi deve ancora pagare i suoi errori per il caso Ligresti. Fuori loro per piazzare dentro al governo due ministri renziani. Ma la Cancellieri, pure lei, è blindata dal Colle, e spodestarla non sarà cosa facile. Ma nel mirino di Renzi ci sono pure i ministri di Alfano e Ncd. Lupi, Lorenzin, lo stesso Alfano, Quagliariello e De Girolamo occupano cinque poltrone di governo. Renzi ha ribadito: "Sono troppi, considerata la scissione del Pdl". Così a gennaio sull'asse Monti-Renzi potrebbe andare in scena un rimpasto che potrebbe stravolgere gli equilibri dell'esecutivo e della maggioranza. Il Colle è contrario, Letta pure: "I rimpasti indboliscono l'esecutivo", ha affermato il premier. Che poi ha aggiunto, parlando con i suoi fedelissimi: "Io resto fino al 2015, poi ho un biglietto prepagato per l'Australia". Al check in lo attende Renzi con addosso un Loden...

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