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Ecco l'accordo della "moglie":così la Lega disinnesca Sgarbi

Il Carroccio ha fatto desistere il critico d'arte dalla sua avventura politica mettendo in corsa la consorte del suo amico: il passo indietro per un seggio
di Andrea Tempestini domenica 27 gennaio 2013

Vittorio Sgarbi

2' di lettura

  di Matteo Pandini Di certo c’è una candidatura blindata per la Camera in Emilia Romagna. In più, si vocifera di un possibile assessorato per Vittorio Sgarbi nell’eventuale giunta lombarda guidata da Roberto Maroni. È il prezzo pagato dal Carroccio per bloccare la lista «Prima il Nord» ideata dall’imprenditore friulano Diego Volpe Pasini e sponsorizzata dal critico d’arte. La moglie del primo è stata infilata al secondo posto tra i padani che aspirano a Montecitorio: davanti a lei, Sara Papinutto da Gemona del Friuli, c’è solo il leader dei nordisti di Romagna Gianluca Pini. Una scelta che ha scatenato i malumori: già alle elezioni del 2008 in questa regione la truppa in camicia verde aveva subìto due paracadutati: la lampedusana Angela Maraventano e il senatore Giovanni Torri, nato a Parma ma residente nella Bergamasca. «L’ultima volta avevamo una siciliana e uno sconosciuto» sbotta Massimo Polledri, parlamentare uscente di Piacenza e non ricandidato. «Pensare che lo slogan è “padroni a casa nostra”...». Fatto sta che «Prima il Nord» non è scesa in campo come sembrava alla vigilia. Come ha rivelato lo stesso Sgarbi, il leghista Gianni Fava l’aveva chiamato per avere chiarimenti. E per alcune ore, domenica scorsa, più di un lumbard ha immaginato che il critico d’arte potesse guadagnarsi la candidatura col Carroccio pur di fargli ritirare la lista che copia lo slogan della Lega 2.0. Ora la faccenda è rientrata, in attesa di capire come finirà la sfida lombarda. Intanto, nella Lega non sono ancora state metabolizzate le scelte sulle liste. Marco Reguzzoni sbotta: «Le candidature sono la prova che ci sono lupi e ci sono agnelli, basta vedere chi smania per rimanere a Roma». Carolina Lussana si rivolge a Maroni per le poche donne candidate: «Banalizzare non è da te, le critiche vanno sapute accettare quando sono reali». Marco Desiderati parla di «tanti bravi militanti umiliati» per favorire i fedelissimi «di Sgarbi». Taglia corto Maroni: «Chi sbraita è in crisi d’astinenza da cadrega».  

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