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Euro-ricatto: se cade Letta ci mandano i commissari

di Giulio Bucchi domenica 25 agosto 2013

Enrico Letta visto da Benny

3' di lettura

I politici stanno mostrando comportamenti ed ambizioni come se l’Italia fosse pienamente sovrana e la sua politica libera di fare scelte non condizionate dall’esterno. Pare utile segnalare che purtroppo non è così: il fattore “sovranità limitata” è tra quelli che condizionano di più lo scenario politico. L’Italia postbellica è stata sempre governata dall’esterno più di altre nazioni comparabili per la peculiare disponibilità delle sue élite a cedere sovranità, in particolare dagli anni ’80 in poi, per ottenere  soluzioni esterne ai problemi di governabilità e debito che non riuscivano a gestire. Dal 2011 l’Italia è governata più direttamente dall’esterno e la sua sovranità si è trasformata da “debole” a  “limitata”. Il mercato finanziario globale si  accorse   che la Banca centrale europea  non poteva garantire gli eurodebiti e accese un faro sulla sostenibilità di quello italiano perché enorme. Quando vide la plateale incapacità del governo Berlusconi-Tremonti si convinse che l’Italia era destinata all’insolvenza. Il piano  del 2011 - Ciò mandò in panico sia Barack Obama sia Angela Merkel perché un tale esito avrebbe causato l’implosione dell’euro ed una nuova crisi finanziaria mondiale che, oltre a distruggere le speranze di rielezione di ambedue, sarebbe stata catastrofica perché avrebbe scatenato una nuova tempesta sulle rovine causate da  quella del 2008. In quell’occasione, Berlino e Washington  decisero insieme  che l’Italia doveva essere rimessa in ordine dall’esterno e manovrarono per acuire la crisi di credibilità dell’Italia -  con la complicità amplificante di élite nostrane che sperarono di sostituire Silvio Berlusconi senza capire che erano solo strumenti “usa e getta” -  allo scopo di rendere più rapido un cambiamento politico. Mario  Monti fu scelto su pressione di Berlino e Washington per una missione precisa: convincere la politica tedesca che l’Italia fosse capace di dolorosa austerità per permettere a Merkel di lasciare che la Bce garantisse il debito italiano in violazione di fatto del suo statuto e, soprattutto, contro la posizione della Bundesbank. Monti garantì Merkel, questa diede mezza luce verde a  Mario Draghi e questi rassicurò il mondo. Il mercato si calmò per questo e non certo perché  pensò che l’Italia fosse a posto. Per inciso, si noti l’effetto perverso, a catena, dell’incapacità nazionale che porta alla sovranità limitata ed all’impoverimento. C’è una relazione, infatti, tra sovranità e ricchezza. Il punto: l’Italia è tuttora considerata il ventre molle della stabilità globale per il volume del debito combinato con l’assenza di crescita. Infatti l’influenza esterna ha condizionato gli eventi del primo semestre 2013, portando un governo che almeno non peggiorasse le cose  e che non costringesse la Banca centrale europea  a mostrare nei fatti se veramente poteva garantire il debito pubblico  italiano.  Ora, con questa chiave di lettura in mente, cosa potrebbe succedere? O c’è un governo capace di garantire che l’Italia non sarà la causa di una catastrofe globale oppure verranno create le condizioni per costringere un qualsiasi governo italiano a richiedere il programma di aiuto   Bce-Ue-Fmi, che implica il controllo diretto, e non più solo indiretto, delle politiche di bilancio come condizione per l’intervento del fondo salvastati, cioè del Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Il nostro margine - Alcuni colleghi se lo augurano perché sperano che il programma della Bce tagli spesa pubblica  e tasse, ma è più probabile un esito catastrofico. Infatti la Banca centrale europea  trema all’idea dei guai possibili se ciò accadesse e non vuole accada. La Germania della Merkel  pure. Per questo è stato imposto, pesantemente, da fuori il governo attuale -    suoi antecedenti e sottostanti  compresi -  con una missione di stabilizzazione, molto aiutata dall’esterno proprio per evitare di dover attuare un commissariamento  complesso ed  incerto.  I politici dovrebbero capire che il loro spazio di manovra è molto più ristretto di quello che pensano per evitare il commissariamento totale e/o il caos. Va loro ricordato, sia a destra sia a sinistra, perché la priorità nazionale è quella di riconquistare credibilità e, con essa, un po’ di sovranità. Con questo voglio dire che non c’è alternativa al governo guidato dal premier  Enrico Letta, piaccia o non piaccia, almeno per un po’ di tempo, perché non abbiamo sovranità sufficiente per permetterci     ghiribizzi.  di Carlo Pelanda www.carlopelanda.com

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