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Ballottaggio Roma, beghe fiscali e bugie: una onlus fa tremare Marino

Il candidato Pd, e presidente, disse: "Imagine è parte lesa, siamo andati dai carabinieri". Ma la denuncia non risulta
di Roberta Catania domenica 9 giugno 2013

3' di lettura

Ignazio Marino dice di avere denunciato chi commetteva illeciti nella sua onlus, ma la denuncia  non si trova. In compenso, dopo la rivelazione degli strani pagamenti che avvenivano all’interno di “Imagine”, la fondazione di cui il candidato sindaco di Roma del Pd è presidente, un’altra denuncia è stata sicuramente depositata. Quella che cerca spiegazioni sulla fuga di notizie, un esposto che chiede la testa di chi ha consegnato il plico con i documenti scottanti alla redazione romana di Affaritaliani.it, il sito che giovedì pomeriggio ha lanciato online lo scoop in cui si riferiva di un presunto giro di pagamenti in nero, avvenuti intestando assegni a due teste di legno e girati per 18 mesi a un unico dipendente, probabilmente per aggirare le regole fiscali.  La polizia postale non ha perso tempo: ieri  ha convocato Carlo P., l’informatico che per raggiungere «il compenso pattuito con Marino, 1.500 euro», spiega il suo legale a Libero, ogni mese intascava il suo assegno e «quelli di due colleghi mai conosciuti», forse mai esistiti.    L’avvocato Massimiliano Scaringella, ieri fuori città per lavoro,  ha parlato con l’agente della Postale  che aveva firmato la convocazione di Carlo, dando disponibilità ad accompagnare il 42enne lavoratore precario già oggi, per  fornire al più presto tutte le spiegazioni alla polizia. «Mi hanno risposto che non c’era fretta», racconta il legale, «hanno fissato l’incontro per il 12 giugno». A urne chiuse, quindi, quando il ballottaggio tra Marino e il sindaco uscente Gianni Alemanno avrà già sancito chi indosserà la fascia tricolore per i prossimi 5 anni.  La cosa curiosa è che giovedì sera, nel confronto in diretta su Sky, Marino aveva tagliato corto riguardo la storia della onlus. Con grande sicurezza, il chirurgo aveva zittito Alemanno: «La onlus di cui si è parlato è una onlus di persone perbene, parte lesa in una situazione in cui c’è stata una denuncia a carabinieri, polizia e magistratura e c’è un’indagine in corso». Chi sia stato a ledere “Imagine”, Marino non lo ha detto. Ma Carlo P. si è risentito, come chiarisce ancora l’avvocato Scaringella. «L’idea non è stata certo del mio assistito, che sperava semplicemente di arrivare presto a un contratto a tempo indeterminato, con pagamenti regolari, che gli era stato promesso un anno e mezzo fa. Questa procedura di pagamento, gli avevano assicurato il dottor Marino e la amministratrice della onlus, era una soluzione momentanea. Invece andava avanti da 18 mesi. Periodo durante il quale, sia chiaro, Carlo non si è certamente travestito per prendere gli assegni di quei due colleghi mai visti». Due colleghi fantasma in un ufficio con cinque persone: Marino, Carlo, la amministratrice e altre due persone che non rispondono ai nomi riportati sugli assegni. Ieri l’informatico non se l’è sentita di andare al lavoro, in via dei Volsci, e nessuno lo ha chiamato per avere notizie. È chiaro che l’esplosione di questa bomba non fa bene a nessuno di loro, ma l’avvocato Scaringella ne è certo: «Se c’è una parte lesa, quella è Carlo», che non si è fatto troppe domande e ha accettato il bizzarro metodo di pagamento, in attesa del tanto sospirato contratto a tempo indeterminato. Ciò che adesso spaventa il 42enne è di essere finito in un gigantesco scandalo politico a poche ore dall’assegnazione della poltrona di sindaco. Un trono che Marino potrebbe perdere proprio dopo questo scandalo, che potrebbe anche portargli guai penali. Del resto è lui, come presidente, ad avere firmato i contratti ai due dipendenti fantasma.  Ieri Alemanno avrebbe voluto tornare sull’argomento, ma alla tribuna politica del tgr il dottor Marino non si è presentato. «Il fatto che questa sedia sia vuota è un brutto segnale», ha commentato il primo cittadino, «mi aspettavo che Marino fosse qui a spiegare la questione della sua onlus che è emersa ieri e invece non c’è». Nessuna replica dal quartier generale del Pd romano.  Oggi, giornata di silenzio elettorale,  stanco delle «pressioni» e «minacce telefoniche ricevute», il direttore del dorso romano di Affaritaliani.it, Fabio Carosi, andrà a portare tutto il materiale alla Guardia di finanza. «Senza fare denunce», spiega l’autore dello scoop, «mi limiterò a consegnare spontaneamente le carte che sono state spedite giovedì in redazione in forma anonima». di Roberta Catania

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