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Monti si dimettema aspetta ancora i maya

di Matteo Legnani domenica 23 dicembre 2012

2' di lettura

  Il Monti-1 è finito. Il presidente del Consiglio, dopo l'ultimo consiglio dei ministri a palazzo Chigi, è salito al Quirinale dove ha ufficialmente rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La notizia è stata battuta dalle agenzie alle 19 e 33. Nelle prossime ore il Capo dello Stato scioglierà le Camere, avvierà consultazioni solo formali tra le forze politiche per poi fissare ufficialmente la data delle elezioni. Nel pomeriggio, Monti aveva pronunciato il suo ultimo discorso da premier alla Farnesina, di fronte agli ambasciatori e alla presenza del ministro degli esteri Giulio terzi. "Sono stati tredici mesi spesso difficili, ma comunque affascinanti" aveva detto Monti. Che poi si è lasciato andare a un momento di auto-promozione: "Lascio un'Italia più affidabile e più attraente".  Il prossimo atto del Professore è atteso per domenica (o almeno, così ha preannunciato lui). Monti ha infatti scelto l'antivigilia di Natale per "sciogliere la riserva" su una sua eventuale corsa per un bis a Palazzo Chigi. Una corsa che, fino a poche ore fa sembrava se non certa almeno assai probabile. Ma che, complici anche sondaggi non èproprio entusiasmanti  sulle liste di centro che lo sosterrebbero, non pare ora così probabile. Silvio Berlusconi, nel pomeriggio di oggi, lo ha posto di fronte a un aut-aut: se si candida a Palazzo Chigi può scordarsi il Quirinale è il senso delle parole del cavaliere. ed è assaui probabile che, candidandosi premier coi vari Casini, Montezemolo, Riccardi, ecc... il prof rischi di giocarsi anche il Colle. Perchè, presentandosi come avversario politico, difficilmente potrebbe contare sul sostegno (probabilmente decisivo) del Pd per la nomina a presidente della Repubblica. Il Professore ha anche problemi di "personale", nel senso che non ha una solida squadra su cui contare: alcuni dei suoi ministri hanno affermato e riaffermato l'intenzione di porre fine alla loro esperienza politica; altri, come Elsa Fornero, sono francamente impresentabili. Lo stesso Corrado Passera ha deluso, visto che in questi mesi di governo lo sviluppo è rimasto una chimera. Ma nemmeno tra i politici che lo sosterrebbero vengono nomi di peso. Salvo che non si pensi allo stesso Montezemolo o a Casini o a Mastella o a Pisanu o a Fini. Cioè figure che difficilmente accetterebbero di far parte della squadra di governo. O che non potrebbero mai e poi mai essere presenatte all'opinione pubblica come garanzia di rinnovamento politico. E' possibile che domenica il premier dimissionario presenti un programma per l’Italia e illustri le riforme necessarie per il Paese. Ma prendendosi altri giorni di riflessione per ufficializzare una decisione. Potrebbe anche chiedere una sorta di "fiducia sul manifesto", ovvero cercare di capire chi e quanti sottoscriverebbero la sua agenda e poi sciogliere la riserva. 

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