«Fra trecento anni la sinistra avrà ancora bisogno di gridare al fascismo. Non ha argomenti. Deve nascondere le questioni vere: le guerre, l’economia, il lavoro. È un antifascismo da passerella». Marco Rizzo, ex segretario del Pc, è il leader di Democrazia Sovrana Popolare. Sta tornando da Biella dove ha sfilato con le penne nere.
«Tanta gente perbene, di cuore. Alla faccia dell’ultima polemica che i media mainstream hanno creato ad arte...». La polemica è partita dopo che qualche Alpino, venerdì sera in un bar, ha intonato Faccetta nera. La Schlein è andata in brodo di giuggiole: «È un insulto alla memoria. Quanto dovremo aspettare per avere la condanna da chi governa?».
Rizzo, ieri il presidente Mattarella ha detto che gli Alpini sono «un esempio di onore e senso del dovere». Di colpo Pd e altri hanno smesso di polemizzare.
«È una sinistra che non esiste più, si aggrappa al Ventennio, sono ridicoli. E glielo dice uno che di certo non può essere considerato un fascista».
Cosa pensa di chi ha intonato il motivetto?
«Hanno solo dato fiato a quattro sinistrati. Ma si rende conto come si sono ridotti?».
Ce lo dica lei.
«Qualcuno se lo ricorda Berlinguer che andava fuori dalle fabbriche e faceva le battaglie per gli operai? Ecco, adesso il capo del Pd balla sui carri del Gay Pride».
Ma Rizzo: hanno appena finito di darle del sessista perché ha lanciato F.I.G.A. (Fare l’Italia Grande Ancora, ndr)...
«Sono contro ogni genere di discriminazione, ma che una minoranza voglia imporre i propri gusti sessuali mi rompe le balle». Nel 2022, all’adunata di Rimini, le femministe avevano accusato gli Alpini di molestie. Pero non c’è stata nemmeno una denuncia. «Appunto. Queste femministe provino ad andare nelle banlieue a Parigi: poi tornino a raccontarci cos’è il sessismo. Mi faccia aggiungere una cosa sulla polemica...».
Quale?
«“Faccetta nera”».
Prego.
«Queste cose sull’antifascismo sono alimentate da giornali che sono sempre stati coi potenti. Mi viene il vomito».
Se qualcuno non la conoscesse potrebbe dire che è vicino alla destra.
«Se uno non mi conosce, esatto».
E però si è riposizionato.
«Il mondo cambia, il rapporto tra Usa ed Europa cambia. La guerra è centrale, e il Pd ha votato come il centrodestra. Il mio vecchio segretario torinese, Fassino, ha detto “Abbiamo una banca”. Ora si occupa di profumi... Dopodiché io sostengo che non esista più nemmeno la destra, voglio essere chiaro».
Dove ha fatto l’Alpino?
«Gardena, a Bolzano, nel ’79, Battaglione delle trasmissioni alpine. Mi diedero dieci giorni di consegna di rigore».
Cos’ha combinato?
«Con uno sgabello di ferro ho spaccato la testa a uno che faceva del nonnismo su un compagno: lo chiudevano nell’armadio e lo obbligavano a cantare come un jukebox».