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Legge elettorale, c'è l'intesa: premio di maggioranza al 42%. Si va verso il Monti bis

La commissione affari costituzionali del Senato ha approvato l'emendamento, voto contrario di Pd e Idv. Una barriera ai sogni da premier di Bersani
di Giulio Bucchi domenica 11 novembre 2012

2' di lettura

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato l'emendamento Rutelli che fissa al 42,5% la soglia per accedere al premio di maggioranza. Hanno votato a favore Pdl, Lega, Udc e Mpa. Contrari Idv e Pd. Lo ha riferito ai giornalisti il capogruppo dell'Idv Felice Belisario. Una soglia decisamente alta, difficile da raggiungere sia a destra sia a sinistra. L'impressione è che, stando così le cose, la prospettiva di un governo tecnico sia più vicina. E anche nel 2013 dovrebbe portare il nome di Mario Monti.  Bersani scornato - La soglia al 42,5%, naturalmente, scontenta e non poco il Partito democratico, che più di tutti ha da perderci. Il partito di Pierluigi Bersani è al momento tra il 28 e il 30% (l'ultimo sondaggio del TgLa7 di Enrico Mentana dice 29,9%) e anche ipotizzando alleanze con Sel e Udc (difficile averli entrambi) rischierebbe di restare al di sotto di quel premio di maggioranza. Non a caso, le reazioni dei democratici sono piccate. "Di sicuro questo voto rompe il dialogo", spiega la capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro, secondo cui quanto visto in Commissione prepara il terreno alla "riedizione di una strana maggioranza, una strana coalizione magari con un premier tecnico che garantirebbe il Pdl che così non registra una debacle, la Lega e le opposizioni". A questo punto, prosegue, "i lavori della commissione sono compromessi, ora si va in Aula. Noi presenteremo un emendamento per l'Aula che fisserà una soglia al 40% però un premio al 54% oppure un premio al primo partito del 10-12%". Coloro che hanno votato l'emendamento Rutelli sulla soglia al 42,5% "sono forze politiche - sottolinea - che vogliono consegnare il Paese ad una situazione dove nessuno vince e nessuno perde". Noi del Pd, invece, vogliamo una legge che dia stabilità al Paese. Purtroppo si sono avverate le previsioni di Bersani". Monti felice - Con un Parlamento che si preannuncia frammentato e senza maggioranze certe anche per la prossima legislatura, dunque, a ridere potrebbe essere in ultima analisi il solito Monti, col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in solluchero: lasciare il Quirinale con un governo stabilmente nelle mani dei tecnici (o di un premier tecnico, perlomeno) d'altronde è l'obiettivo del suo finale di mandato. E Monti già in mattinata dal Laos avea fatto sapere che "tecnicamente è immaginabile" un intervento per decreto del governo per disegnare la nuova legge elettorale. Probabilmente non servirà, e il nuovo sistema lo lascerà comodo a Palazzo Chigi a prendersi le responsabilità che i partiti non sono in grado di accollarsi. Due piccioni con una fava.  

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