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Bossi fa il padre padrone: "Trota se vuole torna,la Lega l'ho fondata io"

Il Senatur spara a zero contro Berlusconi: "E' finito"
di Nicoletta Orlandi Posti martedì 31 luglio 2012

2' di lettura

Umberto Bossi non si rassegna. Vuole continuare a comandare. Il ritratto che viene fuori dall'intervista rilasciata a Repubblica è quella di un padre padrone che decide con chi fare alleanze, quando farle, ma soprattutto chi lasciar fuori dalla Lega e a chi riaprire le porte, nonostante oggi il segretario sia Bobo Maroni che ribadisce ogni giorno l'intenzione di andare avanti con la "pulizia" e il "rinnovamento". "Io ho voce in capitolo anche quando dicono che non ho voce in capitolo", dice a Paolo Berizzi che alla festa di Torre Boldone gli fa notare come il nuovo statuto del Carroccio prevede che il presidente federale abbia voce in capitolo solo sugli espulsi dopo il 30 giugno, e cioè nessuno di quelli che sono stati fatti fuori. "Statuto o non statuto farò rientrare chi non meritava di essere mandato via. Poi voglio vedere se cacciano anche me", dice magari pensando al figlio, Renzo, che dopo essersi dimesso da consigliere regionale della Lombardia, si è dato all'agricoltura. "Poverino", dice Bossi, "ha preso una legnata pazzesca, starà lontanto per un po', farà altro, maturerà. E se un giorno avrà voglia di tornare a fare politica nessuno glielo potrà impedire. La Lega l'ha fondata suo padre".  Pace forzata - E Maroni? La pace, secondo quanto viene fuori dalle colonne di Repubblica, è stata dettata soprattutto per ridare al partito una connotazione positiva e quindi recuperare consensi. Abbiamo fatto pace, dice il Senatur, "non potevamo continuare a dare questa immagine all'esterno. La Lega sembrava una gabbia di matti litigiosi". Una buona parola Bossi ce l'ha pure per Belsito: "Avevamo un tesoriere che era quello che era". E ancora: "Troppo scemo per essere al servizio della mafia". Quanto a Rosy Mauro che sta tendando di coinvolgerlo nel suo movimento "Siamo gente comune", Bossi è lapidario: "Mavà... Dove vuoi che vada con quella roba lì. Sono due gatti". Silvio è finito - Ma la stangata più forte la dà a Silvio Berlusconi: "E' finito". Il Senatur non riesce a capire la sua intenzione a ricandidarsi. "Non ho capito nemmeno perché ha detto prima di farlo eventualmente. Che senso ha? Non mi sembra molto strategico. Comunque", dice a Repubblica, "se torna i voti non li prende più. Politicamente è finito". Più o meno come il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni: "Per ora lo stiamo graziando. Non so però fino a che punto sarà possibile. Lui dice che tiene fino al 2015, per me si va a votare l'anno prossimo anche in Lombardia".

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