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Gianfranco a Trento con le auto blindate, metà dei suoi agenti resta al mare

Fini alle celebrazioni di De Gasperi accompagnato da sei uomini, gli altri rimangono nella villa di Ansedonia
di Giulio Bucchi sabato 18 agosto 2012

3' di lettura

  di Enrico Paoli «Salve presidente, come va?». Gianfranco Fini si limita a salutare con la manina benedicente, come fanno i cardinali durante la processione del paese, mentre un agente ci fa da velo, come se stessimo giocando una partita di football americano. Niente da fare, anche questa volta non abbassa il finestrino e pur di evitare ogni contatto con l’inviato di Libero, Fini chiede agli agenti della scorta di chiudere il cancello prima di montare in macchina. Niente battuta, niente virgolettato. Pazienza, sarà per un’altra volta, anche se non siamo lì - davanti all’ingresso della villa di Ansedonia - per uno scambio di convenevoli o battute fugaci. No, siamo ancora lì per capire come funziona questo piccolo esercito al servizio di sua Maestà il presidente della Camera, terza carica dello Stato con scorta reale, quando si muove.  E soprattutto, per stabilire l’esatta connessione fra le nove stanze occupate ad Orbetello, all’Hotel Presìdi, e il servizio svolto dagli agenti del servizio scorte della polizia di Stato.  Sono le 14 passate da qualche minuto e le due auto blindate - arrivate li una ventina di minuti prima - con i sei uomini della scorta, fra di loro c’è anche una donna che guida la seconda vettura, e Fini partono alla volta di Trento. Partenza sobria, niente sgommate e luci blu accese. Per la parata attendono di essere sull’Aurelia. E gli altri tre angeli custodi, visto che Fini dispone di nove uomini in tutto? Non ci sono. Con tutta probabilità sono in hotel, sempre che non ne abbiano approfittato per raggiungere mogli e fidanzate. Di certo, all’esterno della villa restano in due a far la guardia, anche se il presidente sarà per tutto il tempo a 500 chilometri di distanza.   Fini, ieri sera, è stato impegnato a Trento nelle celebrazioni dedicate ad Alcide De Gasperi dove, guarda caso, ha evitato di parlare di scorte e dei problemi annessi, come se la cosa non lo riguardasse (per la cronaca, a Trento ha ovviamente beneficiato dell’appoggio di tre uomini della polizia locale, come è prassi). Meglio occuparsi di «Cosa bianca», ovvero delle alleanze possibili di Fli per trovare un posto al sole. O di intercettazioni, auspicando l’approvazione di un disegno di legge che sarebbe un «fatto positivo».  Eppure quella di ieri è stata la sua prima uscita pubblica dopo il caso sollevato da Libero. Consumata la serata trentina il presidente della Camera, come è sua abitudine, è rientrato ad Ansedonia. E con lui la scorta. Fini in villa, i body guard in albergo. E quelli fuori servizio? Le camere di Orbetello sono rimaste libere, come è avvenuto nel mese di luglio quando la terza carica dello Stato ha soggiornato nella villa di Ansedonia soltanto nel fine settimana, oppure i tre agenti sono rimasti in zona, per essere comunque operativi?  Fuori da questo meccanismo, invece, i dieci agenti di polizia impiegati per la sorveglianza esterna alla villa. Loro effettuano il servizio, una sorta di portierato di alto livello, da luglio sino ai primi di settembre indipendentemente dalla presenza di Fini in loco. Di fatto, almeno durante il mese di luglio, il loro compito è quello di rendere tranquille le vacanze della signora Tulliani.  Due agenti in borghese, ieri erano di turno due donne, stazionano lì 24 ore su 24. Nessuno può parcheggiare nei paraggi, chi entra in villa viene identificato, e se qualche macchina sospetta transita da lì viene immediatamente identificata. Insomma, tocca a loro verificare che all’esterno della villa non accada niente di strano, ma non operano all’interno della villa. Oltre il cancello vanno solo gli uomini della scorta di Fini. Ma anche questo servizio di protezione aggiuntivo, ovviamente, è a carico del contribuente. Non solo. Vista la carenza d’organico, per poter effettuare questo servizio, la questura di Grosseto è costretta a chiedere aiuto alle altre questure d’Italia. Solo in questo modo si raggiunge quota dieci, numero minimo per il servizio.  Gli agenti, tecnicamente, vengono aggregati alla Questura del capoluogo toscano e vengono alloggiati nella foresteria della caserma. Però loro niente albergo vista laguna di Orbetello: soltanto un palazzone nuovo di pacca.    

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