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Statali, vita (un po') più dura:addio a posto e stipendio fisso

di Andrea Tempestini domenica 8 luglio 2012

Visto da Benny: premier pistolero

2' di lettura

La mannaia si abbatte sugli statali. E non solo in termini "numerici" per il taglio delle piante organiche. Per loro, dalla spending review (il cui decreto approvato dal Consiglio dei ministri nella notte tra giovedì e venerdì è stato firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), arriva soltanto una buona notizia: non saranno più obbligati ad andare in vacanza nella settimana di Ferragosto e in quella tra Natale e Capodanno. Le cosiddette "ferie coatte", previste nella prima bozza di decreto, sono state stralciate. Per il resto, invece, son dolori. Per i dipendenti pubblici vengono infatti intaccati due dogmi: il posto fisso e lo stipendio fisso. I principi non vengono scardinati, ma ci sono significative novità: i ministeriali potranno essere messi in mobilità obbligatoria, prendere l'80% dello stipendio base e anche essere licenziato. Se prima lo statale era garantito in tutto e per tutto, ora diventa un pochino più simile a un lavoratore del privato. Doppio strumento - Entro la fine di ottobre la spending review prevede il taglio della pianta organica dei ministeri e degli enti pubblici non economici: la riduzione complessiva sarà del 20% per i dirigenti e del 10% per tutti gli altri dipendenti, ma con livelli differenti in base alle singole amministrazioni. L'obiettivo della riforma è quello di far scendere i 3 milioni e 250 mila dipendenti pubblici sotto la soglia dei 3 milioni. E per rispettare il taglio della pianta organica le amministrazioni potranno fare ricorso a due strumenti: i prepensionamenti e la mobilità. Nel dettaglio, per i prepensionamenti, si partirà dai lavoratori che entro il 2014 matureranno i requisiti fissati prima della riforma Fornero: entro la fine di quest'anno dovrebbero uscire tra le 6 e le 7mila perone, forse qualcosa in più.    La mobilità - La pubblica amministrazione potrà poi ricorrere alla mobilità, seguendo un percorso simile a quello dello stato di crisi per le aziende private. Per gli statali in questo caso il conto è più salato: arriva subito la riduzione dello stipendio (l'80% della busta paga senza straordinari e indennità), e due anni dopo potrebbe anche arrivare il licenziamento (solo se nel frattempo non avrà trovato un altro posto, ma considerati i tempi che corrono sembra difficile riuscire a ricollocarsi). Gli statali così, pur con molteplici "facilitazioni" rispetto ai lavoratori privati, perdono il posto e lo stipendio fisso.  

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