Trionfi

Fratelli d'Italia compie gli anni? Giorgia Meloni festeggia con un sondaggio pazzesco: 16%

 La sfida a cerchi concentrici di Fratelli d'Italia ai giallo-fucsia - da Roma al governo della Nazione - battezzata nel parco di Colle Oppio assume un significato particolare. Piazza "metapolitica" per la destra capitolina ma anche il luogo dove si è consumato uno dei "delitti" più vergognosi della giunta Raggi: lo sfratto - portato a termine col "favore delle tenebre" del lockdown - della storica sede del Msi, il rudere scavato con le mani dagli esuli istriano, giuliano e dalmati e dedicato alla memoria di Stefano Recchioni, fra i martiri della strage di Acca Larenzia. Uno schiaffo a tutti gli effetti perpetrato dalla sindaca, smaniosa di darsi un minimo di dimensione con una pennellata di grossolano e iconoclasta antifascismo.

 

Ecco perché la scelta di organizzare qui Piazza Italia, l'evento estivo della federazione romana di FdI, per un soggetto che oggi ha scavalcato persino i vecchi confini politici di An, riveste un significato importante: non fosse altro perché da quando la sezione (che rappresentava anche un presidio di legalità) è stata sequestrata, il parco è diventato oggetto di degrado, abbandono e incuria. «Da qui è sgorgata la storia della destra movimentista», ha spiegato non a caso Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e storico riferimento di quella sede nella quale - fin dagli anni '80, smarcandosi dalla cosiddetta politica del doppiopetto - sono state introdotte innovazioni come terzo settore, volontariato ed ecologia. Riappropriarsi, seppur simbolicamente, di Colle Oppio non è solo un avviso e un segnale preciso alla Raggi ma è anche una risposta a quel "bioterrorismo" con cui il governo Conte tenta di anestetizzare il dissenso. A tutto ciò FdI ha scelto di contrapporre la kermesse che chiude idealmente la stagione politica in città: anche se quest' anno - in vista delle Regionali e in piena crisi economica post-Covid - non vi sarà alcuna sosta.

E se è vero, come ha ribadito Rampelli, che «ci sono partiti mediatici, partiti biodegradabili e poi c'è la destra», proprio questo è il gioiellino che Giorgia Meloni è riuscita a portare non solo al 16% ma soprattutto al centro del dibattito. «Ricordo le manifestazioni che organizzavamo qui nel '92, quando questo palco lo dipingevamo a mani. Qualcosa è decisamente cambiato...», ha rievocato la leader di FdI con un pizzico di commozione. Tanta acqua è passata sotto i ponti ma il letto del fiume è rimasto intatto. «Abbiamo stretto i denti e se siamo qui e l'Italia deve fare i conti con il partito della destra italiana, probabilmente il terzo partito italiano, è grazie a noi». Il segreto di questa avanzata così performante lo ha svelato lei stessa: se esiste una prospettiva è proprio perché esiste una "storia". «FdI ha raccolto in questo ultimo anno i frutti di un lungo lavoro, sapendo che il popolo italiano avrebbe guardato a noi come persone serie, che non si vendono. Ecco perché quando arriveremo al governo tutti sanno che non sarà per sopravvivere su una poltrona ma per difendere questa nazione».

 

Non deve stupire, a questo punto, nemmeno la lezione "almirantiana" applicata nei confronti dello scontro in Consiglio europeo: ossia la Nazione in luogo della fazione. «Ha fatto scalpore che io abbia detto "se Conte difenderà l'interesse italiano ci troverà al suo fianco" - ha concluso -. Io sono al fianco dell'Italia non certamente di Conte. Perché noi non siamo come la sinistra: per noi l'Italia viene prima di tutto».