Parabole

Quello strano gruppo degli "Europeisti" pro-Giuseppe Conte

Francesco Specchia

Dicono che quando, a mezzogiorno di ieri, slalomando nella crisi istituzionale, Tatjana Rojc è riuscita ad incagliarsi per ultima nella pattuglia degli “Europeisti Maie Centro democratico” rendendoli di fatto, nuovo gruppo parlamentare, lo sguardo del tessitore Bruno Tabacci si sia fatto meno liquido del solito.

Tabacci, per un attimo, ha smesso la sua espressione sgualcita. Perché la Tatjana, scrittrice triestina di lingua slovena, imponente di stazza e personalità, era il decimo senatore senza il quale, a palazzo Madama, la nuova formazione non sarebbe mai nata. Certo, poi conta poco che la signora affermi che “la mia iscrizione al gruppo Maie è stata concordata con il mio partito, cui resto iscritta e militante”; quindi iscritta al Pd e al Maie contemporaneamente. Alla faccia della coerenza e probabilmente dei regolamenti parlamentari. Di solito, la faccenda dell’eterno mercato delle vacche dei parlamentari si risolve in ripensamento “in nome dell’interesse comune” (più comune agli eletti che per gli elettori).  Ma stavolta è diverso. Stavolta si tratta di dieci anime perdute nel Parlamento: Maurizio Buccarella, Adriano Cario, Andrea Causin, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Raffaele Fantetti (presidente), Gianni Marilotti, Ricardo Merlo e, soprattutto, la badantissima Mariarosaria Rossi non sono più -come accadde ai responsabili alla Scilipoti- essenziali alla causa. Stavolta la carica dei nuovi “costruttori”, “riparatori”, “pontieri” nati dalla scissione di due atomi, il Centro Democratico di Tabacci e il temibile Movimento Associativo Italiani all’Estero, non toglie né nulla aggiunge al precario equilibrio del governo. Gli Europeisti per Conte sono appena nati e già non contano nulla. Dovevano essere in 15 per consentire al premier perlomeno una buona ossigenazione, e si ritrovano in 10, azzoppati, a perdere i pezzi dell’ultima votazione sulla fiducia. Prendete Sandra Lonardo Mastella, sposa del Clemente maestro di tattica democristiana. La senatrice, che pure aveva salvato Conte, ha deciso di non aderire al gruppo, dopo uno scontro con la Rossi che non voleva l’inserimento del lonardesco simbolo elettorale, Noi Campani , in quello del gruppo. Sandra non s’è scomposta, e ha dichiarato di essere al lavoro “sul territorio a un nuovo movimento politico che si chiama ‘Meglio noi per l'Italia’”. Probabilmente la suddetta lite è stata un astuto diniego; anche perché, l’esser costretta a votare la riforma giustizialista di Bonafede, avrebbe provocato alla Mastella l’itterizia.

 

Gli Europeisti, ieri l’altro, pur non avendo ancora il gruppo litigavano su chi dovesse essere il capogruppo. Che, poi, “Europeisti”… Parte di essi viene dai 5 Stelle nemici dell’Europa a convenienza. Tutti fanno capo a Conte che oggi attacca il becero sovranismo anti Ue; ma che, in versione gialloverde, aveva messo il sovranismo in Costituzione. Non che il resto di questi aspiranti salvatori della patria brilli come esempio di coerenza o etica. Bucarella è un avvocato che ha in curriculum i Meetup - Salentini Uniti con Beppe Grillo di Lecce, autosospesosi per il mancato pagamento al M5S di tre bonifici da 12mila euro,ma poi s’è scoperto che gli euro mancanti erano 137mila. De Bonis è stato condannato dalla Corte dei Conti per dichiarazioni false per far ottenere contributi illeciti per la sua azienda agricola. Per dire i tipi. Altri di loro, non brillano tanto per operosità o carriera, quanto per senso del galleggiamento. Nel cv di Ricardo Merlo da Buenos Aires risalta qualche talk show, una vita nell’ Associazionismo italo-argentino e un titolo da Commendatore di Gran Croce dell’Ordine della Stella Polare in Svezia. Gregorio De Falco è stato candidato e ha triplicato il suo stipendio solo per aver (giustamente) cazziato un italiano indegno. Gianni Marilotti è un prof di filosofia di un liceo cagliaritano con la passione per la scrittura. Nessuno di loro, diciamo, è De Gaspari. Certo, non lo è neppure Giuseppe Conte

Gli Europeisti non hanno scopo, se non quello di diluire l’influenza di Renzi nelle commissioni, e per fare da apripista ad un futuribile partito del premier che li piazzerebbe capolista. Ma, si diceva, il gruppo è nato male. Hanno mollato i visionari Romani e Quagliariello. Ha lasciato la cattolicissima Binetti quando ha intuito che il ministero per la Famiglia l’avrebbe visto col binocolo. Ha defezionato all’ultimo perfino quel Ciampolillo votante al fotofinish, l’uomo che parlava agli ulivi sussurrando parole sconce sulla Xylella (“Le mie scelte le saprete quando sarà il momento” ha minacciato a Un giorno da pecora su Radio1). Chissà che ne pensa davvero Tabacci…