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Mario Draghi e Roberto Speranza, il retroscena: "Clima insostenibile", ministro costretto alla resa?

martedì 13 aprile 2021

3' di lettura

Il clima s' è fatto insostenibile e c'è il rischio che la protesta diventi davvero violenta. Mario Draghi se n'è reso conto e ieri mentre a Roma infuriava la nuova manifestazione degli esercenti ha chiesto al comitato tecnico-scientifico di istituire protocolli meno rigidi per la riapertura delle attività, in primis ristoranti e bar dotati di plateatico. D'altronde autorevoli studi internazionali, ce ne fosse stato bisogno, hanno provato che solo un contagio su mille avviene all'esterno. Il ministro della Salute Roberto Speranza è ormai uno dei pochi che continua a negare la realtà, e però, dramma nel dramma, ricopre ancora un ruolo di prim' ordine. Il premier, stando a quanto trapela da fonti governative, avrebbe chiesto al Cts di collaborare anche col ministero delle Finanze: questo per evitare aperture definite «anti-economiche», quindi ritenute più dannose per la salute che utili per rimpinguare le casse. La riapertura, spiegano a Palazzo Chigi, dovrà essere «sostenibile». Insomma: potrebbero essere posti dei cervellotici "paletti" in base al giro d'affari.

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Piano allo studio - Per incentivare i dehors (si va verso il limite massimo di 4 persone non conviventi per tavolo) potrebbe comunque essere abbassata la tassa per l'occupazione degli spazi pubblici. Al vaglio l'obbligo di prenotazione. Dopo il fine settimana del primo maggio dovrebbe tornare la fascia gialla. Al momento nessuna certezza. Che però qualcosa si stia muovendo è un dato di fatto. Ieri il commissario all'emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, ha trascorso gran parte della giornata a Palazzo Chigi col premier e il coordinatore del Cts Franco Locatelli, nel pomeriggio raggiunti da Speranza. Alle 17 il comitato si è riunito anche col ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini il quale ha presentato le ragioni del mondo dello spettacolo. Intanto tra il capo della Lega Matteo Salvini e l'omologo del Pd Enrico Letta si è consumato l'ennesimo scontro. Salvini ha affermato che «laddove la situazione sanitaria è sotto controllo bisogna riaprire immediatamente». Letta gli ha risposto che «bisogna mettere la parola fine al toto-data». Illuminante l'intervento di Speranza: «Dobbiamo avere grande cautela e prudenza». Giovedì Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e neo coordinatore delle Regioni, porterà al governo le istanze dei territori: «Riaprire serve non solo a tutelare l'economia e il lavoro, ma anche la salute». Il 20 aprile, ha fatto sapere il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, il Consiglio dei ministri «valuterà le riaperture sulla base dei contagi e dell'andamento vaccinale. Qualche segnale», ha aggiunto, «ci sarà già entro la fine del mese, ma sarà maggio il momento della ripartenza».

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Scontro sulle isole - Per il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, «è bene non illudere nessuno», e però l'esponente del Pd ha sottolineato: «Dove la curva scende sotto le soglie di rischio, i reparti si liberano e le vaccinazioni proseguono rapide, bisogna creare le condizioni per le riaperture». Bonaccini, così come il collega veneto Luca Zaia, si è schierato apertamente («No a privilegi») contro l'ipotesi che le isole, in vista dell'estate, siano avvantaggiate nell'iter vaccinale. Il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, si è detto «stupito». «Bonaccini venga da noi per capire come si vive qui». Dura la risposta anche dell'assessore alla Sanità della Sardegna, Mario Nieddu: «Non credo che Bonaccini possa gridare alla concorrenza sleale, perché questa la subiamo noi da sempre». Zaia, provocatoriamente, ha affermato che la sua isola si chiama Veneto. Anche il lombardo Attilio Fontana si è schierato contro le isole "covid-free": «Prima va completata la vaccinazione».

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