L'intervista al critico

Vittorio Sgarbi e il tentato "killeraggio" della Meloni: "Provenzano? Il terminale di Gruber e Formigli"

Francesco Specchia

Caro, incendiario, Vittorio Sgarbi, il vicesegretario Dem Peppe Provenzano invoca una Giorgia Meloni spogliata della rappresentanza parlamentare e fuori dall'«arco democratico». E lei ci legge dietro il bombardamento di Dresda della libertà d'opinione da parte della sinistra, prima delle elezioni. Non è, forse, un po' eccessivo?

«Tutt' altro. L'attacco di Provenzano è solo il terminale di una strategia iniziata con l'infiltrato/agente provocatore di Fanpage; passata per la corazzata La7 di Cairo con le tre punte di diamante Gruber, Formigli e Floris e finita, appunto, con le dichiarazioni dei luogocomunisti Provenzano e Letta, che andranno ad incidere sul "neofascismo" di Michetti che ovviamente non è neofascista, semmai nostalgico».

Qua facciamo la filosofia dell'orbace. Ma la nostalgia del fascismo non è essere ugualmente fascista, cioè fascista dentro invece che fuori?

«No. Non si può vietare la nostalgia che è lecita perché si riferisce a cose morte. La nostalgia è quella per un mondo che non c'è più, per un mondo perduto. Se io ho nostalgia di Bottai, Pirandello, Piacentini sono fascista? Non è lecito dire che la Normale di Pisa o l'Inps siano riferibili allo stato sociale fascista?».

 

 

 

Lei ha detto che confondere questi concetti è come «accostare Provenzano al suo omonimo mafioso Zu Binnu». Mi articoli bene, credo di non aver capito.

«È un paradosso. La tesi di Provenzano è che, avendo tra i suoi elettori Forza Nuova, la Meloni deve essere espulsa dalle rappresentanze istituzionali. Ma dentro l'arco democratico sono inevitabilmente tutti i partiti votati in democrazia da cittadini liberi. Non si può chiedere alla Meloni di rinnegare le sue radici o il suo Pantheon. Cosa deve fare? Convertirsi a Lenin e Gramsci? Dirò di più: il direttore dell'Istituto di cultura italiana a Parigi Diego Marani ama l'architettura fascista del paese di Tresigallo, Pasolini quella di Sabaudia. Sono da considerarsi forse fascisti? E la Treccani? E Céline? E l'ex ministro della cultura Bray che è fisato col "convitto nazionale" di Gentile e ci ha iscritto pure i figli, cos' è fascista pure lui?»

Ok, ok, il concetto mi è chiaro. Il segretario Pd Letta chiede al Parlamento di sciogliere Forza Nuova dopo l'attacco alla Cgil a Roma. Lei è d'accordo?

«Forza Nuova e Casa Pound fino a quando non arrivano all'eversione e non violano la Costituzione nel ricostituire il Partito fascista sono liberi di manifestare le proprie idee. Quando commettono reati, la responsabilità è sempre personale. E qual era l'atto eversivo del fascismo? La marcia su Roma? Bene, la Meloni non la fa, non è fascista. L'idea - e la speranza- è che spingendo così la sinistra contro la Meloni, possa provocare la reazione dei moderati e della destra che non è andata a votare la scorsa settimana, e che potrebbe tornare a farlo per la Giorgia assediata»

Cioè, mi faccia capire: lei mi sta dicendo che Letta sta facendo il gioco della Meloni, solo che non lo sa?

«Esatto. È come per le Brigate Rosse, la loro condanna serviva ai comunisti; Forza Nuova servirà, indirettamente alla Meloni. E, se vuole, è parafascista la scelta dei Cobas di bloccare i trasporti. Sa che farò? Due interrogazioni al ministro. L'una che chiarisca se ci sono stati infiltrati fascisti nella polizia che ha picchiato donne che manifestavano contro il Green Pass (sarebbe gravissimo). L'altra che chieda che non venga concesso il permesso per le manifestazioni di sabato dei sindacati nel silenzio elettorale che, a Roma, diventano uno spot contro Michetti. Però spero anche che non glielo impediscano...».

 

 

 

Il suo ondivagare, oggi, mi ricorda il Veltroni dei bei tempi.

«...perché sennò otterrebbero l'effetto opposto. Mi rendo conto del paradosso».

A proposito di paradossi. Lei cita il caso Mimmo Lucano come simbolo della sinistra doppipesista. Ma lei non era per Lucano, scusi?

«Lucano, lo difendo e lo rispetto. Ma per me lui è come Che Guevara o Castro, uno onesto ma non innocente, con ideali la cui realizzazione pratica si scontra con la legge e quindi diventa colpevole. Se fosse lui al potere, con l'idea di favorire i poveri ad ogni costo sarebbe diverso, ma oggi non è la vittima. Però così vogliono far passare l'idea che i buoni sono a sinistra e i cattivi a destra. Invece Borghezio è un nostalgico innocuo e Fidanza ha sbagliato la battuta, ma ci sono voluti tre anni di lavorio giornalistico, per strappargliela...».