Il presidente della Repubblica

Sergio Mattarella e "l'incontro con Papa Francesco". Dal Vaticano, un macigno su Letta e Pd

Nei Palazzi c'è una sola certezza: sul Quirinale è cominciato il conto alla rovescia. Giovedì 16 dicembre infatti Sergio Mattarella sarà in Vaticano per la visita di commiato a Papa Francesco. E questo significa, qualora ce ne fosse ancora bisogna, che Mattarella non farà alcun bis, nonostante le pressioni di Enrico Letta e del Pd. Quindi dal 18 gennaio ogni data è buona per entrare nel vivo della partita sul Quirinale. La tempistica che sarà avviata dai presidenti delle Camere per il voto sulla successione a Mattarella dipende anche dai decreti in scadenza e dai provvedimenti ma non è escluso affatto - il convincimento che si sta rafforzando nei partiti - che si arrivi a chiudere il 'dossier' proprio a ridosso del 3 febbraio, l'ultimo giorno di permanenza del capo dello Stato Mattarella.

 

 

"E' vero che prima ci sono la legge di bilancio e la lotta al Covid ma qui regna sempre di più il caos e l'incertezza e si rischia il pantano", rivela un big della maggioranza. Inutile sottolineare che i parlamentari prima di passare i giorni di festa a Natale vorrebbero capire quale sarà il loro destino. Il primo obiettivo dei partiti è quello di compattarsi. Nel centrodestra si attende di capire se Draghi sarà della partita, altrimenti si convergerà su Berlusconi. Non alle prime votazioni, dove comunque l'alleanza composta da Lega, Fdi e FI potrebbe schierare un candidato di bandiera per contarsi. "Se dalla quarta votazione non ci sarà un altro candidato forte allora Berlusconi potrebbe sul serio avere delle chances", sottolinea uno dei fedelissimi dell'ex premier che oggi ha "incassato" anche il sì di Sabino Cassese.  

 

 

Finora il presidente di FI ha cercato di aprire un canale con il Movimento 5 stelle, sottolineando i meriti del reddito di cittadinanza e che la nascita del Movimento è stata una risposta positiva al dilagante disagio sociale. Una mossa apprezzata da Conte e Di Maio (anche se entrambi hanno premesso che il candidato al Colle del Movimento 5 stelle non sarà il Cavaliere), un po' meno dai suoi alleati e da molti azzurri. "Io sto presentando emendamenti contro il reddito di cittadinanza e lui dice che va bene il sussidio", lamenta un forzista. Il timore di Berlusconi è che nel partito dei franchi tiratori possano esserci proprio deputati e senatori del centrodestra ma c'è fiducia nel segretario della Lega Salvini ("Saremo compatti. Conto su di voi: nelle prossime settimane giocheremo partite che condizionano i prossimi dieci anni", ha detto il 'Capitano' al gruppo alla Camera) e nel presidente di Fdi, Meloni. L'obiettivo del presidente azzurro è quello di attirare nella rete singoli parlamentari pentastellati o gli ex che hanno lasciato i gruppi.