L'editoriale

Mario Draghi, generale senza esercito: "Prevedo un percorso duro...", la profezia di Alessandro Sallusti

Alessandro Sallusti

I leader dell'Occidente si sono incontrati per ribadire il loro impegno diretto e indiretto al fianco dell'Ucraina per respingere l'assalto di Putin. Ma nei loro paesi, chi più e chi meno, prende forma nei palazzi della politica e nell'opinione pubblica un partito critico, se non addirittura ostile, alla loro linea. È un partito trasversale, ci sono pezzi del mondo cattolico, della sinistra e delle destre che partendo da posizioni diverse convergono sul fatto che l'Occidente sta sbagliando analisi e strategia, che in fondo Putin ha le sue buone ragioni per fare quello che fa. Il collante? 

 

 

C'è certamente un calcolo elettorale - in democrazia il consenso è fondamentale e la gente innanzitutto non vuole problemi - mischiato con un radicato antiamericanismo e una sottointesa ammirazione per l'uomo forte senza paura a cui storicamente sia destra che sinistra si sono affidate. Nella fattispecie l'uomo forte, Putin, è un comunista con ambizioni imperialiste ma in questo momento non conta, il fatto non sembra turbare il sonno neppure dei più incalliti sovranisti nostrani: meglio lui di Biden, meglio lui di questa Europa percepita - dico io a torto - come il vero ostacolo alle proprie ambizioni. E in Italia c'è un problema ulteriore, il governo di nessuno.

Governo che per di più non riesce a contenere una crisi economica che sta sfuggendo di mano e che giorno dopo giorno fa sentire i suoi effetti in strati sempre più ampi della popolazione, non esclusi quelli medi e medio alti. Mario Draghi, come noto, non è stato eletto ma scelto e imposto, la maggioranza è una melassa incolore costretta quotidianamente per stare in piedi a compromessi tali da demoralizzare gli elettori e i sostenitori di ogni singolo partito che la compone. È come se il paese avesse perso una sua identità - da sostenere o combattere è uguale - e quindi la gente vaghi in ordine sparso cercando punti di contatto fuori dalle direttive di palazzo e dagli schemi politici.

 

 

Per Draghi quindi prevedo un percorso in salita, generale senza un esercito leale e compatto in parlamento ma neppure nel Paese. I problemi che vediamo oggi sono nati anni fa, esattamente nel 2008, ultima volta che una maggioranza vinse le elezioni, espresse un premier e governò l'Italia. Da lì in poi solo caos e pasticci, ovviamente sempre con la benedizione di due Capi dello Stato che hanno preferito soluzioni di comodo a problemi complessi. Ora ne paghiamo il prezzo.