Nel mirino

Roberto Speranza accerchiato dai suoi vice: retroscena, guerra al ministero

Antonio Castro

Il Covid «è una sfida aperta» e «dovremo prepararci per campagna di vaccinazione in autunno che deve vederci ancora protagonisti, chiaramente con vaccini adattati alla nuova variante». Non adopera certo giri di parole il ministro della Salute, Roberto Speranza, che intervenendo al 25/mo Congresso nazionale dell'Anaao Assomed in corso a Napoli, mette le mani avanti da quanti lo mettono nel mirino per la sua rigidità: «Mi viene detto che sono un ministro molto duro, molto rigoroso, il ministro che è stato sempre molto fermo anche in scelte non sempre semplici da fare, ma fatte sempre in piena coscienza e piena convinzione in dialogo costante con la nostra comunità scientifica. I numeri di questi giorni però dimostrano che siamo ancora dentro questa sfida», sempre riferendosi alla lotta al Covid-19, «anche se siamo in un tempo nuovo e abbiamo strumenti che ci sognavamo due anni fa, quando tutti noi speravamo nell'arrivo di vaccini, di monoclonali e di antivirali».


MEDIA DISTRATTI
«Mediaticamente», ha scandito il titolare della Salute, «c'è stato un effetto abbastanza netto: la guerra ha sostituito il Covid, che è scomparso dai talk show e dai giornali. Questo è l'impatto mediatico, ma in realtà la guerra si è aggiunta al Covid, non è che è scomparso perché una mattina i carri armati di Putin hanno invaso l'Ucraina». Dunque, «dobbiamo avere ancora un atteggiamento di consapevolezza e di prudenza» nei confronti della pandemia. Insomma, la sfida prosegue anche dopo «questi 2 anni così difficili che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che a me», ha sorriso Speranza, «hanno fatto nascere un po' di capelli bianchi: ero ragazzo quando ho iniziato questa esperienza, ma è stata una prova davvero durissima».
Ma non tutti nel governo la pensano allo stesso modo. Anzi. «Questa ondata» di casi di Sars-CoV-2, gli fa eco il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, «come tutte quelle che l'hanno preceduta, avrà una durata variabile tra i 40 e i 60 giorni e poi andrà a esaurirsi. Tra 2 o 3 settimane i casi inizieranno a diminuire, così come sta già avvenendo in altri Paesi europei, come il Portogallo, dove questa ondata è iniziata prima che in Italia». Nella fase attuale, dunque, «bisogna essere attenti, ma senza eccessi di preoccupazione».


ONDATA PASSEGGERA
Sileri intervistato da Canale 5 ricorda che «lo scorso anno, più o meno in questo periodo iniziava l'ondata della variante Delta, che determinò un forte aumento dei casi in tutta Europa, ma che nel nostro Paese fu contenuta grazie anche all'introduzione del Green pass e alla relativa diagnostica che consentì di intercettare e isolare i casi positivi. Ma la grande differenza tra lo scorso anno e oggi», sottolinea, «è che allora il numero dei vaccinati era molto inferiore. La variante che sta determinando questa ondata adesso è meno cattiva rispetto a quella dello scorso anno e a quella di Wuhan, anche perché agisce su una popolazione in gran parte vaccinata. È vero che anche le persone vaccinate si infettano, ma rimane la protezione nei confronti delle forme gravi della malattia, analogamente a quanto avviene con il vaccino antinfluenzale».


PROTEZIONI? FORSE...
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il "collega" di governo, l'altro sottosegretario sempre alla Salute, Andrea Costa, ospite di "Radio Anch' io" su Rai Radio 1 dopo aver partecipato alla riunione tecnica tra governo e Inail sull'ipotesi di prorogare oltre il 30 giugno l'uso delle mascherine nei luoghi di lavoro. «La posizione del governo», chiarisce, «di fatto rimane invariata: siamo passati da un obbligo a una raccomandazione e questa continuerà ad essere una scelta del governo. Non ci sarà la reintroduzione di misure restrittive», assicura.
Ma c'è un però. Il governo non vuole imporlo per legge ma lascia la patata (eventualmente) bollente in mano ad associazioni degli imprenditori e sindacati. E infatti poi puntualizza: «Come è avvenuto già in passato saranno le associazioni datoriali, le associazioni sindacali a valutare - attraverso protocolli se ritengono opportuno mantenere l'obbligo in alcuni luoghi di lavoro al chiuso. Però - assicura non ci sarà una normativa nazionale che reintrodurrà l'obbligo della mascherina al chiuso. Per quanto ci riguarda, siamo sempre di fronte a una forte raccomandazione».


BALZO DI CONTAGI
Mentre nel governo la linea tra rigoristi e le fila degli ottimisti si espande, i numeri cominciano a provare che qualcosa sta cambiando. Ieri - stante il consueto bollettino del ministero - si è verificato un balzo dei nuovi casi di positività al Covid-19: sono 83.555 (lunedì 24.747). In crescita anche i decessi (ieri 69 rispetto ai 63 delle 24 ore precedenti. Dall'inizio della pandemia i casi totali sono 18.343.422, mentre da febbraio 2020 il totale delle vittime è pari a 168.234. Il tasso di positività si attesta all'11,6%.