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Meloni, se la Rai cancella il libero arbitrio del(la) presidente

di Pietro Senaldi lunedì 24 ottobre 2022

2' di lettura

Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana, sono il presidente. E no signora mia, chi ti credi di essere? Per mamma Rai sarai sempre e solo la presidente. Scorrettezze del politicamente corretto che sembrano solo tragicomiche assurdità ma in realtà costituiscono autentiche privazioni della libertà. Se da oggi io dichiarassi di sentirmi improvvisamente donna, potrei pretendere di essere chiamato da chiunque Francesca e ottenere che questa mia trasformazione psicologica venisse certificata sulla carta d'identità. Non avrei neppure bisogno di cambiare look per accusare chiunque non rispettasse il mio nuovo stato di essere omofobo, il retaggio di una cultura medievale da cancellare. Questione di rispetto, di libero arbitrio, di politicamente corretto.

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Il rovescio della medaglia è quanto accaduto a Giorgia Meloni. La leader di Fdi ha un sacro riguardo per le istituzioni, che l'ha portata a commuoversi al giuramento. Dopo una vita di impegno, è riuscita a coronare il suo sogno politico e diventare premier. Si sente il presidente degli italiani, e come tale ha chiarito di voler essere chiamata, ma i sindacalisti della tv pubblica non ci stanno, le fanno i dispetti e hanno diramato note nelle quali diffidano chiunque dal conformarsi alla richiesta della premier, tanto più se qualche direttore si permette di invitare a osservarla.

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Povera sinistra, dopo decenni a parlare di parità e diritti delle donne ha subito l'umiliazione che la prima donna al potere arrivi da destra, per di più non per concessione maschile ma solo grazie alle proprie forze. E ora, alle prese con una signora che è riuscita a mettersi i pantaloni, per celebrarla i compagni vogliono sfilarglieli. Cara Giorgia, sarai pure la più potente d'Italia, ma ricordati che solo noi di sinistra possiamo stabilire come dev' essere e deve comportarsi una donna. E se non ti va bene, presidenta, cominciamo a dire che sotto sotto sei un uomo. Anzi, abbiamo già iniziato a farlo. A questo punto non ti resta che darla vinta alla sinistra: confessa che il potere ti ha fatto salire il testosterone, ti senti uomo e vuoi farti chiamare Giorgio. È il solo modo per costringerli a dirti "signor presidente". 

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