Nichi Vendola è tornato e lo ha fatto in grande stile. Nel suo stile, quello di chi, posseduto da un ego strabordante, denigra tutti quelli che non appartengono al suo cerchio magico. Un cerchio dove il politicamente corretto, il rispetto e il buonismo vengono solo predicati e pretesi. Uscito dalla scena politica suo malgrado e non avendo ancora maturato e accettato l'idea di essere relegato ai margini del dibattito istituzionale, cerca di rendersi protagonista ricorrendo alla rozzezza. Ospite della trasmissione radio Rai 1 "Un giorno da pecora",Vendola getta fango sul Premier Meloni. Un monologo zeppo di veleno e bodyshaming. L'ennesima ipocrisia di cui la sinistra si fa paladina.
Il maschilismo è duro a morire. Ma per Nichi c'è qualcosa di più: lui la sente come una ferita ancora più forte: perché è una donna ma ha grinta, perché è di destra, perché ha gli occhi blu, perché non piagnucola. Lui pensa che una donna perbene debba piagnucolare.
CHE LEADER...
E allora Vendola non si preoccupa più nemmeno di rispettare quelle regole minime del politicamente corretto tanto gradito alla sinistra da farne quasi una religione. E diventa scorrettissimo. Questo era il presidente della regione Puglia, era uno dei leader più importanti della sinistra italiana. Si diceva che fosse il nuovo, l'innovazione, un tipo di sinistra combattiva ma non classista, non stalinista, liberale. Cosa c'è di liberale nell'insultare l'avversario politico perché ha gli occhi blu che non ti piacciono? Cosa c'è di liberale nel pensare che l'aspetto fisico possa contare nella lotta politica? Non c'è niente da fare, lo stalinismo non è morto nel 1953 insieme al suo fondatore. E non è morto neanche con la fine del partito comunista dell'89. E Vendola è tornato per ricordarcelo