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Salvini critica l'albero rosa? "Sessista": come si copre di ridicolo la sinistra

di Brunella Bolloli sabato 17 dicembre 2022

3' di lettura

E che palle, verrebbe da dire rischiando di sconfinare nella volgarità. Ma qui di scurrile non c'è nulla, le palle in questione sono quelle del grande albero di Natale che ogni anno viene acceso in piazza Duomo a Milano, cuore pulsante della "capitale morale" d'Italia, secondo la definizione che diede il napoletano Ruggero Bonghi alla fine del 1800 quando dirigeva il quotidiano La Perseveranza. E lì, davanti alle guglie del maestoso Duomo, sotto l'ala protettrice della Madonnina che tuta d'ora e piscinina dominet Milan, da sempre vero simbolo della città, è stato acceso il grande albero per le festività natalizie. Si tratta forse di un pino? Sbagliato: è una pina per stessa ammissione di chi ha sponsorizzato e quindi pagato l'installazione, vale a dire VeraLab, brand italiano di cosmetica fondato nel 2016 dalla bresciana Cristina Fogazzi, alias l'Estetista cinica.

La pina declinato al femminile, come si addice in questi tempi di pink power, lotta al gender gap e riscossa delle signore sui soliti maschi, in verità è un abete proveniente dal Trentino Alto Adige che per cause ambientali non era più stabile e doveva essere abbattuto. Adesso, invece, ha una seLe palle fucsia conda vita in piazza a Milano. Da Veralab spiegano che «Pina è abbracciata da centinaia di led a basso consumo, e ai suoi piedi troverai un piccolo villaggio magico, tutto illuminato. La spesa sostenuta per l'energia impiegata verrà devoluta alla Casa d'accoglienza Enzo Jannacci, per consentire a chiunque si trovi in difficoltà di avere un luogo in cui dormire e ricevere un pasto ogni giorno». Il problema è che siamo a Natale e di solito il colore delle feste è il rosso per rispetto delle tradizioni, e perché rappresenta il calore, il cuore, l'amore, e, sarà retorico, ma in genere unisce tutta la famiglia dai nipoti ai nonni e pure babbo Natale ha il vestito rosso e porta i regali incartati di rosso.

Matteo Salvini, che i detrattori dipingono come truce, brutto e cattivo, in realtà è un tenerone all'antica e ha fatto notare sui suoi canali social: «Le palle rosa? De gustibus...». Non l'avesse mai fatto. La stampa progressista gli ha subito tirato addosso una pigna: «Zitto, sessista». L'Estetista cinica gli ha risposto piccata («Il rosa mi sembrava ormai sdoganato. Siamo ancora vittime del patriarcato?») e su twitter le fagiane, come si chiama la vasta comunità delle sue seguaci, è insorta contro il leader della Lega colpevole di essere fuori moda e di ignorare i prodotti di Veralab, che vanno per la maggiore tra le ragazze come si evince dal fatturato milionario del brand di bellezza scelto quest'anno dal sindaco Beppe Sala per il solenne albero. I prodotti di Estetista cinica sono tutti rosa, anzi fucsia, con fondo bianco, dalla crema anticellulite, al copri-occhiaie, alla spuma lavante per tutti i tipi di pelle in circolazione.

La Pina è costata 700mila euro, non bruscolini, e oltre all'addobbo c'è un grande messaggio fatto di lucine che recita We wish you to be yourself, cioè vi auguriamo di essere voi stessi, all'insegna dell'apertura a tutti al di là delle etichette e dei pregiudizi. Ovvio che ci sia sotto anche un messaggio politico, che di sicuro non è sfuggito al capo del Carroccio. Del resto, il sindaco Sala, dai calzini rainbow al tram gayfriendly, ha inteso dare, negli anni, un'impronta precisa alla città. Di sicuro più aperta di prima e anche più a misura di donna. Se poi c'è uno sponsor a pagare così tanto il villaggio di Natale ai piedi di Pina (che però, stranamente resta chiuso proprio il 25) vanno bene anche 700 palle fucsia. Salvini, poi, ha replicato agli attacchi sgangherati con una battuta: «Per me il Natale è rosso, argentato, dorato. Vi sembra un attacco sessista, questo? Le avrei contestate anche se fossero state fucsia o azzurrine. Dire che le preferisco rosse è per me uno sforzo culturale non indifferente». 

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