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Lobby Nera, nuove accuse a Fidanza: l'accanimento della sinistra

Antonio Rapisarda
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Tanto solerti a fare gli strilloni sulla fantomatica «Lobby nera», quanto afoni sulla verità a cui è arrivata la stessa Procura di Milano: l'associazione segreta a sfondo neofascista è una clamorosa balla. La stampa liberal ha fatto un buco nell'acqua. Sì: Carlo Fidanza, l'europarlamentare di Fratelli d'Italia oggetto della provocazione sotto copertura orchestrata per ben tre anni da un giornalista di Fanpage (no signori: non si è trattato di un'inchiesta), ha ottenuto la richiesta di archiviazione del caso. Non esiste alcuna «trama nera» - per utilizzare un brano cult degli Amici del vento - per il semplice fatto che non ci sono prove a sostegno dell'accusa. «Insussistenza delle ipotesi di reato», parola del pubblico ministero. A raccontarlo, ieri e ancora una volta, noi di Libero - che fin dal primo istante abbiamo stigmatizzato il metodo dell'inchiesta e sostenuto la presunzione di innocenza per Fidanza - e il Corriere della Sera. E gli altri? Poco o nulla. Un misero boxino su La Stampa e sul Fatto Quotidiano. Pagina bianca, ossia nemmeno un accenno su Repubblica. Attenzione: parliamo degli stessi quotidiani che, nei giorni in cui uscì il caso del girato, sprecarono titoloni a proposito della «lobby» immaginaria che si sarebbe applicata, fra le altre cose, a procacciare presunti «fondi neri» per la campagna elettorale di FdI perle amministrative milanesi dell'ottobre 2021. Addirittura con il famoso sistema delle "lavatrici".

IN REDAZIONE
Andò così? No, no e poi no. «Non sono emersi elementi rilevanti ai fini dell'indagine», scrive ancora il pm. Insomma, per l'inchiesta - presentata a pochi giorni dalle Comunali - che avrebbe dovuto terremotare l'ascesa politica di Giorgia Meloni (è avvenuto l'esatto opposto: della serie «continuate così») nulla da fare. Anche dal punto di vista giudiziario. Materiale più che sufficiente per richiamare tutti i detrattori a un preciso dovere deontologico: dare la notizia della richiesta di archiviazione del caso. Su cui, è bene ricordarlo, si erano pronunciati senza alcun garantismo decine di commentatori cogliendo al volo l'occasione per mettere in dubbio la moralità della classe dirigente di Fratelli d'Italia (con l'europarlamentare e altri esponenti del partito - anch' essi coinvolti - linciati mediaticamente per mesi). Un'enormità spazzata politicamente dalle urne il 25 settembre e adesso archiviata anche dalla Procura. Non però dalle redazioni giornalistiche che hanno ritenuto di rimuovere dalle proprie colonne le ultime, fondamentali, notizie.

Proprio come ha fatto, giovedì sera, Piazzapulita. La tramissione condotta da Corrado Formigli - quella che ha concesso il palcoscenico della prima serata a tutta l'operazione di Fanpage - in ben tre ore, venti minuti e quarantatré secondi non ha trovato nemmeno un istante per comunicare il flop dell'inchiesta così tanto sponsorizzata. Che strano... E Fanpage? Lì dove è La Procura di Milano ha chiuso le indagini per corruzione «per atti contrari ai doveri d'ufficio» a carico di Carlo Fidanza e del deputato Giangiacomo Calovini (FdI). Secondo l'inchiesta, lo "scambio di poltrone" avrebbe portato il 18enne Jacopo Acri, figlio del consigliere di Fdi Giovanni, a diventare assistente di Fidanza. partita l'iniziativa del cronista infiltrato alla ricerca vana dei lobbisti neri, abbiamo dovuto attendere le 15.12 di ieri - la notizia è delle 18.30 del giorno prima - per trovare uno "speciale" sul caso Fidanza con tanto di chilometrica articolessa in cui si dà la notizia della richiesta di archiviazione (e ci mancherebbe altro) ma allo stesso si arriva a rilanciare il fatto che «la procura di Milano» confermerebbe in pieno «l'impianto dell'inchiesta giornalistica». Ossia una forma di «sospetto» senza riscontri. Una supercazzola bella e buona. Da quelle parti è sufficiente questo: una lettura da far venire i brividi in uno Stato di diritto.

«FANGO MEDIATICO»
Se Fidanza, al netto dei silenzi della stampa di sinistra, può gioire per la conclusione di quella che ha definito una «vergognosa montagna di fango mediatico», dall'altro lato è arrivata la notizia di un altro procedimento a suo carico: la chiusura delle indagini per un presunto giro di poltrone nel consiglio comunale di Brescia su cui è accusato di corruzione aggravata. «Mi dispiace che, a poche ore dalla richiesta di archiviazione per la inesistente "lobby nera", ci sia un nuovo provvedimento della Procura di Milano che mi riguarda», ha spiegato l'esponente di FdI che si è messo subito a disposizione degli inquirenti chiedendo di essere ascoltato per dimostrare «l'assoluta inconsistenza» dell'accusa: «Con la stessa serenità che mi ha caratterizzato negli scorsi quindici mesi - ha concluso - dimostrerò che non c'è stata alcuna corruzione e tantomeno alcun uso improprio di risorse pubbliche».

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