Tensione con il governo

Benzina, "sciopero confermato". La situazione sta per precipitare

Nuovo incontro oggi pomeriggio tra il governo e le associazioni dei distributori di benzina per discutere del caro carburanti. Dopo il vertice della scorsa settimana a Palazzo Chigi, le parti torneranno a incontrarsi alle 14.30 al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sul tavolo c’è il decreto sulla trasparenza dei prezzi della benzina varato la scorsa settimana dal governo e che su alcuni punti vede la contrarietà dei gestori delle stazioni di servizio, con le sigle Faib, Fegica e Figisc/Anisa che hanno proclamato lo sciopero per il 25 e 26 gennaio. La tensione sul costo dei carburanti è iniziata dopo Capodanno, quando è scaduto lo sconto sulle accise introdotto a marzo 2022 dal governo Draghi e ridotto a partire dal 1 dicembre dal governo Meloni.

 

 

Dal 1 gennaio lo sconto è terminato e i prezzi alla pompa hanno ripreso a correre - fino a 2 euro per la benzina in città e 2,5 in autostrada - con accuse di "speculazione" nei confronti dei benzinai. Il governo tenterà un’ultima mediazione per disinnescare l’agitazione sindacale ma le associazioni dei benzinai arrivano al vertice esprimendo diverse contrarietà sui contenuti del decreto, pubblicato sabato scorso in Gazzetta Ufficiale. Le sigle associative, che rappresentano il 70 per cento delle 22mila stazioni di servizio, chiedono che si fermi la campagna in corso che individua nei benzinai i responsabili dei rincari e l’avvio di una riforma del settore che introduca regole più stringenti sulle cosiddette "pompe bianche", ovvero quelle no logo.

 

 

Il governo ha chiesto l’esposizione nelle stazioni di servizio del prezzo medio nazionale dei carburanti, a tutela dei consumatori, le modalità di comunicazione saranno oggetto di un ulteriore provvedimento del Mimit atteso entro due settimane. I gestori degli impianti avrebbero chiesto di poter virare su una comunicazione tramite una piattaforma web. Polemiche anche sulle sanzioni previste per le violazioni - da euro 500 a 6.000 euro - con l’ipotesi di sospensione dell’attività fino a 90 giorni dopo la terza recidiva. "Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del governo. Il decreto è pasticciato e senza alcuna efficacia sui prezzi. È una situazione grave, se non fosse ridicola", sostiene il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo. Che sottolinea: "Lo sciopero al momento è confermato. La soluzione è nelle mani di un negoziato specifico che non può partire se non in condizioni di assoluta serietà e competenza sui problemi di un settore che attendono risposte da troppo tempo".