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Matteo Salvini piace agli italiani: cosa rivela il sondaggio

di Pietro De Leo giovedì 13 luglio 2023

Matteo Salvini

3' di lettura

Riscuote consensi la linea tenuta dalla Lega di piena adesione al percorso di governo, e l’immagine all’interno dell’Esecutivo del leader Matteo Salvini. Lo si ricava dal “Radar” dell’istituto di sondaggi Swg, realizzato nella periodo tra il 3 e il 9 luglio. «Da quando il partito di Salvini fa parte della maggioranza –si legge nell’introduzione al report - l’immagine della Lega è migliorata». E questo vale nel complesso dei cittadini per il 18%, cifra che sale al 56% tra gli elettori della Lega.

IL DOCUMENTO
Il documento motiva così questa fotografia: «chi riconosce quest’onda positiva ne attribuisce i meriti soprattutto ad un miglior atteggiamento di Salvini e ad una maggiore concretezza nell’attività politica». Quanto al Segretario e Vicepresidente del Consiglio, il suo «cambio di rotta positivo è riconosciuto da quasi un quarto dei cittadini: il 24% ritiene che il leader sia migliorato rispetto al recente passato e questa opinione è condivisa da quasi due terzi dell’elettorato leghista». Nello specifico, il 65%. Il confronto che viene operato dallo studio, peraltro è con l’atteggiamento politico tenuto da Salvini di un paio di anni fa. Ricordiamo il periodo: c’era il governo di Mario Draghi, Salvini non faceva parte dell’Esecutivo pur guidando un partito che ne costituiva l’architrave. La linea del leader, in quel frangente, si contraddistingueva per delle scelte “di lotta e di governo”, in un’operazione non certo facile visto quel contesto di “unità nazionale”, cui si era chiamato fuori soltanto Fratelli d’Italia.

E infatti, sono alquanto minoritari gli interpellati nel campione a preferire il Salvini in quella versione: 15% nel quadro generale, 25% nel campo leghista. Ed è interessante capire, inoltre, a cosa si deve il “miglioramento” dell’immagine del partito di Via Bellerio. Il campione, in questo caso, era chiamato a dare due risposte. Al primo posto si colloca il miglior atteggiamento di Salvini (36%). Poi, a seguire il fatto che il partito «si occupa più di cose concrete (33%)». E ancora la circostanza che il movimento sia più moderato (26%). Gli ultimi posti vanno alla constatazione che la Lega “riesce a realizzare il suo prog r a m m a ” (20%) ed «è più vicina alle persone». Dunque, da questo studio rileva un dato acquisito dei nostri tempi, ovvero che nell’epoca dei partiti leaderistici, l’atteggiamento del centravanti è quantomai decisivo per tutta la squadra.

Ed evidentemente il Salvini che percorre l’Italia in lungo e in largo inaugurando l’apertura di cantieri infrastrutturali o per monitorarne l’avanzamento, il Salvini che porta a casa l’avvio dell’iter per realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina ha un riscontro positivo in termini di consenso. Il punto chiave relativo alla Lega che si evidenzia nel report è l’affidabilità. Mentre i suoi elettori e gli alleati di Governo la ritengono alquanto affidabile, i sostenitori delle opposizioni danno un parere diametralmente contrario. Completando il quadro, la Lega viene vista dai suoi elettori come un partito di governo (non di protesta), moderna e in ascesa. C’è un altro punto, poi, esplorato dal sondaggio e riguarda il posizionamento europeo della Lega, al centro del confronto interno alla coalizione in queste settimane.

FUTURE INTESE
Nell’ambito delle future intese, si legge, «non ci sono chiare indicazioni da parte dei leghisti tranne quella di evitare alleanze con Renew Europe», dunque la famiglia di Emmanuel Macron che trova in Renzi e Calenda i suoi punti di riferimento italiani. Invece «si registra una leggera preferenza per il gruppo ECR», dunque i conservatori guidati da Giorgia Meloni «rispetto al Ppe e a Id, attuale gruppo di cui fa parte la Lega». Andando a vedere nel dettaglio, peraltro, lo scarto di gradimento presso gli elettori leghisti tra Ppe (famiglia di cui, ricordiamo, fa parte Forza Italia) e Id (contenitore in cui c’è Marine Le Pen) è davvero minimo, con un leggero vantaggio per i popolari. A dimostrare che, nel campo delle alleanze europee, presso l’elettorato leghista non esistono troppi dogmi. 

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