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Giorgia Meloni e i salari? Sallusti: la bufala dell'estate

di Alessandro Sallusti venerdì 11 agosto 2023

2' di lettura

La bufala dell’estate è che il governo sia contrario ad aumentare i salari. Oddio, non che non sia possibile in assoluto, nel senso che i governi di sinistra e dei Cinque Stelle che hanno comandato negli ultimi tredici anni in effetti non lo hanno fatto nonostante il problema dei salari, minimi e non, inadeguati fosse sotto gli occhi di tutti. No, questo governo è assolutamente convinto che i salari, minimi e non, vadano aumentati ma a differenza dei precedenti vuole evitare che una idea teoricamente buona si trasformi in un boomerang come è successo per il reddito di cittadinanza e i bonus al centodieci per cento per ristrutturare casa che hanno distrutto il mondo del lavoro e svuotato le casse dello Stato. L’altro giorno Giorgia Meloni lo ha ben spiegato. 

Oltre il novanta per cento dei lavoratori è oggi tutelato da contratti collettivi il cui importo è quasi sempre maggiore ai nove euro l’ora che la sinistra chiede di introdurre per legge come soglia minima. Questa realtà fa sì che ci sia il rischio concreto - l’imprenditore come qualsiasi uomo tende ad andare per natura dove l’acqua è bassa - che per aiutare chi oggi lavora sottopagato si vada a danneggiare chi è meglio messo. In altre parole: se la legge mi impone di non pagare un dipendente meno di nove euro perché mai dovrei continuare a dargliene di più? La questione non è di lana caprina. “Di buone intenzioni sono lastricate le strade dell’inferno”, recita un famoso detto coniato per spiegare come non bisogna fermarsi all’individuare buoni propositi bensì portarli a compimento nell’interesse di tutti e senza provocare danni peggiori del problema, principio che sembra sfuggire alle opposizioni che sul tema stanno facendo soltanto propaganda. 

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Il problema non è se mettere le cose in modo che i salari aumentino ma come mettere le cose, per esempio stabilire chi ci debba mettere i soldi evitando che si inneschi un meccanismo a catena che porti a un aumento di tasse, beni e servizi che andrebbe ad annullare qualsiasi beneficio in busta paga. Perché i soldi veri, quelli che generano benessere e crescita, non sono quelli imposti da una legge o stampati da Pantalone ma quelli generati dal mercato, e qui sta la differenza tra le ricette del duo Schlein-Conte e quella di Giorgia Meloni.

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