E alla fine si imbarcò su un cargo battente bandiera liberiana. Sta prendendo una brutta piega – un po’ alla Carlo Verdone in Borotalco – la già surreale saga di Mattia Santori, scherzo della politica che di mese in mese, dopo l’elezione in Consiglio comunale a Bologna, si arricchisce di contenuti comici. E pensare che tutto era iniziato con ovazioni da sinistra: cantanti e vip facevano la fila per partecipare ai suoi eventi. Per non parlare dei commentatori: Gianni Riotta era arrivato a definire le Sardine «la cosa migliore capitata alla sinistra negli ultimi anni». Poi le cose hanno seguito il binario previsto: a furia di contestare il Pd Santori si è guadagnato una poltrona nel Pd. E ora che è lui ad avere una poltrona a Bologna che fa? L’ultima è che organizza “viaggi di coscienza” in Algeria.
ADESIONI APERTE
«Sono esperienze di crescita fondamentali», dice il politico Dem, che sta raccogliendo adesioni per portare otto disperati bolognesi (le iscrizioni sono ancora aperte) in un villaggio in mezzo al deserto. Qui il gruppetto – dopo qualche tour tra le dune - si farà ospitare da malcapitate famiglie del luogo e conoscerà i progetti avviati dalle associazioni sul territorio. Per esempio la fondamentale Sahara Marathon, corsa podistica in mezzo al nulla «per portare all’attenzione della comunità internazionale la situazione sociale e politica della popolazione». Certo, una svolta.
LA SPECIALITÀ
Come dicevamo, la specialità di casa Santori è comunque un’altra: la polemica interna. Nella sede Pd del Nazareno ancora ricordano il giorno in cui si presentò con tende e sacco a pelo per occupare la sede e coprire di ridicolo lui stesso e il partito. Non è un caso se il 34enne di Bologna che, soprattutto dopo la nomina di Elly Schlein, sembrava destinato a incarichi di peso sia finito in un angolino. Il tutto mentre anche il suo movimento andava in pezzi lacerato da mille polemiche e correnti varie. Sardine divise, città per città. Con accuse al fondatore: «Ma quale democrazia, ci controllavano pure i social». E questa sarebbe «la cosa migliore capitata alla sinistra negli ultimi anni». Figuriamoci la peggiore.