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Ilaria Salis, le manette in aula: eccitavano i fan di Mani Pulite

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 È fisiologica la sensazione di disturbo di fronte alle immagini dei polsi e delle caviglie di Ilaria Salis avviluppati da quegli schiavettoni che non ci immaginavamo più di vedere, dato che esiste una direttiva europea per i detenuti in attesa di giudizio per avere un trattamento dignitoso, quello riservato a una persona affidata allo Stato. Quelle manette, composte da due blocchi di ferro pesanti, spaventano pure gli agenti della polizia penitentiziara, perché se il detenuto si ribella può rompere la testa a chiunque.

Le reazioni alla Salis in ceppi in Ungheria hanno causato i paragoni più disparati. C’è chi ha accostato quella scena a Guantanamo, chi alle carceri sudamericane o cinesi, buchi neri che inghiottono i detenuti politici di ogni estrazione sociale e li fa sparire, al pari dei diritti.

 

 

A chi in Italia si è indignato forse non è però venuto in mente un episodio analogo e ancora potente: la foto di Enzo Carra con gli schiavettoni ai polsi, che attraversa i corridoi della Procura di Milano scortato da due carabinieri. È il 1993, è una delle instantanee più emblematiche di Tangentopoli, quella finta rivoluzione giustizialista che spazzò via tutta la Prima Repubblica via salvando soltanto i comunisti (giustizialisti e manettari), che avevano cambiato nome in fretta e furia. Evitandosi così la gogna e quegli schiavettoni (anche morali) così simili a quelli della Salis, per i quali oggi larga parte proprio della sinistra chiama in causa a sproposito Giorgia Meloni...

 

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