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Meloni candidata? Lollobrigida: "Legittimo verificare il consenso"

giovedì 15 febbraio 2024

Francesco Lollobrigida

2' di lettura

Francesco Lollobrigida vede bene il dialogo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. "È positivo che il confronto avvenga tra due donne leader dei rispettivi schieramenti, è un segno di modernizzazione del Paese, prevale l'interesse nazionale a quello di parte", dice il ministro dell'Agricoltura in una intervista a La Stampa. Un modello che "spero", prosegue Lollobrigida, si possa replicare anche su altri temi. 

Rispetto alle elezioni europee, chiarisce il ministro, lui non si candiderà: "Sono un militante disciplinato, faccio quello che mi dice il partito. Ma abbiamo liste competitive e non serve il mio umile contributo". Mentre sulla eventuale candidatura di Giorgia Meloni, osserva Lollobrigida, "credo sia legittimo cercare di verificare nelle urne il consenso degli elettori". E precisa: "Escludo che Giorgia sottragga tempo per la campagna elettorale. Certo, se uno si mette a girare tutti i paesi del collegio allora sì, ma nel suo caso candidarsi significa metterci la faccia".

E lo stesso vale per la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. "Sarebbe una bella sfida. Rappresentano due famiglie politiche in competizione: i socialisti che guardano a sinistra e i conservatori che si avvicinano ai popolari", sottolinea Lollobrigida.  

Sulla "competizione" interna all'alleanza di centrodestra, soprattutto tra Lega e Fratelli d'Italia, il ministro evidenzia che "si vota con il proporzionale, è normale che ognuno voglia distinguersi". Ma questo non deve mettere a rischio il governo: "È noto che l'elettore del centrodestra vuole l'unità e punisce chi lavora per dividere. È già successo in passato", con "gli attacchi di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi" che "gli sono costati la leadership della destra italiana".

Infine sul terzo mandato, fortemente voluto dalla Lega, Lollobrigida taglia corto: "Dico che si rischia di fare un favore al Pd, o a una parte del Pd, visto che in gioco ci sono importanti regioni governate dal centrosinistra. La regola dei due mandati ha una logica: evitare che si creino blocchi di potere per più di dieci anni, che possono provocare, peraltro, la disaffezione degli elettori". E in ogni caso, "la lealtà degli alleati non è in discussione", conclude.
 

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