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Antonio Decaro, quei silenzi del sindaco dem sugli altri comuni ispezionati

Tommaso Montesano
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Antonio Decaro, oltre a essere sindaco di Bari (dal 9 giugno 2014), presiede anche l’Associazione dei Comuni italiani, l’Anci (dal 12 ottobre 2016, eletto nel corso della XVII assemblea congressuale). Ebbene, da quando è al vertice dell’organizzazione che dà voce alle oltre 7.800 amministrazioni locali, Decaro si è trovato a fare i conti con ben 137 accessi ispettivi disposti dal ministero dell’Interno per fare luce su eventuali infiltrazioni mafiose. Accessi propedeutici all’eventuale scioglimento dei Consigli comunali.

Questi atti di “sindacato ispettivo” sono avvenuti sotto cinque governi di diverso colore: Renzi; Gentiloni; Conte; Draghi e Meloni. E non sempre hanno portato allo scioglimento delle assemblee, che si è verificato in 113 casi: 3 con l’esecutivo Renzi; 38 con Gentiloni e Conte; 19 con Draghi e 15 con l’attuale governo Meloni. In 24 occasioni, invece, la procedura si è conclusa senza scioglimento, mentre in tre circostanze sono stati assunti provvedimenti solo a carico dei dipendenti.

 

 

 

Fatto sta che «il sindaco Decaro, anche da presidente dell’Anci, non ha mai usato i toni sentiti mercoledì», osserva il leghista (barese) Rossano Sasso. «Evidentemente per Decaro se si scioglie Foggia (nel 2021, giunta di centrodestra, ndr) è tutto a posto, ma se uno semplicemente accerta cosa è successo a Bari dopo 130 arresti, è un “atto di guerra”», chiosa l’ex sottosegretario all’Istruzione. Vale la pena sottolineare che in 28 casi l’iter di scioglimento ha riguardato le amministrazioni guidate dal centrodestra.

Intanto emergono altri particolari sulle modalità con le quali il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, ha dato il via alla “commissione di accesso” a Bari. Martedì scorso, il giorno in cui Decaro ha dato fuoco alle polveri, il ministro per garbo istituzionale aveva anticipato al sindaco di Bari l’avvio dell’iter. Concedendo a Decaro la facoltà di scegliere lui il modo con il quale rendere pubblica la notizia.

 

 

Non solo: nel corso della telefonata era stato lo stesso Piantedosi a ribadire al primo cittadino che la costituzione della commissione non rappresentava in alcun modo l’anticipazione di un giudizio negativo, ma aveva solo la funzione di avviare gli accertamenti. Un passaggio tecnico, insomma. Una conversazione dai toni istituzionali e in spirito collaborativo. Poi Decaro ha cambiato idea e ha invocato la «legittima difesa» contro uno «sciacallaggio politico» degno di «Gomorra».

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