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Avellino, il sindaco dimissionario Gianluca Festa ai domiciliari: altro terremoto a sinistra

giovedì 18 aprile 2024

2' di lettura

Una nuova inchiesta per corruzione agita il centrosinistra e la politica italiana. I carabinieri di Avellino hanno posto ai domiciliari il sindaco dimissionario Gianluca Festa. Tra le accuse mosse dalla Procura campana ci sono quelle di associazione a delinquere finalizzata al pilotaggio di alcuni appalti, corruzione e peculato. Nell'inchiesta, oltre al sindaco ex Pd poi sostenuto da liste civiche, sono coinvolti anche un architetto e una funzionaria del Comune. Perquisizioni sono in corso anche negli uffici del vice sindaco di Avellino.

A notificare i provvedimenti sono i militari del reparto operativo del nucleo investigativo di Avellino e sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza. Finanzieri e carabinieri stanno effettuando perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati. Il sindaco Festa ha rassegnato le dimissioni lo scorso 26 marzo. Nell'ambito dell'indagine coordinata dall'ufficio inquirente di Avellino (procuratore Domenico Airoma) risultano indagati, oltre alla vice sindaco Laura Nargi, anche il consigliere Diego Guerriero, capogruppo Viva la Libertà, lista civica a sostegno di Festa, fratello di Fabio; un altro dirigente comunale, i fratelli Canonico, presidente e commercialista della DelFes, squadra di basket serie B, riconducibile a Festa, che, secondo gli investigatori avrebbe ottenuto sponsorizzazioni da imprese assegnatarie di appalti e affidamenti dal comune di Avellino. 

La vicenda si aggiunge alla raffica di indagini, dimissioni e arresti eccellenti in Puglia, che ha terremotato il centrosinistra regionale facendo saltare l'asse tra Pd e Movimento 5 Stelle in vista delle amministrative a Bari del prossimo giugno, con il ritiro degli assessori grillini dalla giunta regionale del governatore Michele Emiliano. Nelle ultime ore, invece, a tremare è stata la Sicilia: il vicepresidente della Regione Luca Sammartino, assessore all'Agricoltura leghista con un passato in Udci, Italia Viva e Pd, si è dimesso perché coinvolto in una pesante inchiesta a Catania su scambio elettorale politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata per un atto contrario ai doveri d'ufficio, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti. 

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