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Andrea Giambruno, il "Domani" si inventa il complotto sua auto

 Andrea Giambruno

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Ancora una volta ci hanno provato con il complotto, la notizia bomba, l’ombra dei Servizi. Ma è arrivata una secca smentita. Stiamo parlando dell’articolo uscito ieri sul quotidiano Domani, diretto da Emiliano Fittipaldi, autore, in questo caso, anche del pezzo insieme all’inviato Nello Trocchia. Nel testo si parla di due uomini avvistati fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, a Roma, nella notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. «Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai», scrivono i segugi del quotidiano di Carlo De Benedetti. Il titolo, poi, è eloquente: “Giambruno, inchiesta sui servizi.

Ora Meloni teme il complotto”. In pratica si racconta che due soggetti (secondo i giornalisti due 007) si sarebbero messi a trafficare attorno all’auto di Giambruno, ma prontamente una volante della polizia, che era nei pressi, li ha fermati e ha chiesto loro le generalità. I due si sarebbero identificati come «colleghi», cioè agenti, senza però mostrare documenti di riconoscimento, quindi si sono allontanati. Sull’accaduto è stato stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti - sempre secondo l'articolo del Domani - il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, il sottosegretario con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano, e la stessa premier. Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Insomma, secondo il foglio specializzato in giornalismo d’inchiesta (con tre cronisti indagati nel caso del presunto dossieraggio in cui è coinvolto anche il finanziere Pasquale Striano), la sicurezza della Meloni sarebbe a rischio. E ventila tensioni ai vertici dei Servizi con manovre per sbarrare la strada a Giuseppe Del Deo, per il vertice dell’Aisi.

Ma Mantovano ieri ha smentito un coinvolgimento dei Servizi sull’episodio dell’auto di Giambruno. E pur senza entrare nei dettagli, ha spiegato di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che «gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere i Servizi, e che la sicurezza del premier non è mai stata posta a rischio». 

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