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Beppe Sala, la priorità alle Europee: fila unica al seggio per i trans

Beppe Sala

Massimo Sanvito
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E vai col bis! Dopo l’esperimento alle Regionali del 2023, il Comune di Milano ha deciso di replicare: una sola fila, ai seggi elettorali, per non discriminare gli uomini che si sentono donne e le donne che si sentono uomini. Addio alla distinzione basata sui generi. Le code separate, utili più che altro a velocizzare le pratiche di voto ed evitare il caso negli orari di massima affluenza, finiscono in soffitta nella metropoli Lgbtq friendly. Nonostante quasi un secolo di registri elettorali divisi- per legge- tra maschi e femmine.

Ma per la sinistra questa pratica è «contestata da diversi anni perché discriminante e lesiva nei confronti delle persone transgender e non binarie». Di più: «Mettersi in fila in base al genere assegnato alla nascita costringe a coming out forzati che possono sfociare in situazioni di imbarazzo o disgusto, a causa delle quali molte persone sono portate a scegliere di rinunciare al voto». A pochi giorni dall’8-9 giugno, con la metà degli scrutatori ancora da ingaggiare, sono queste le priorità della giunta Sala.

 

 

Anche perché, quanti sono i trans a Milano? Giusto per farsi un’idea, dal 2009 in città è attivo lo sportello Trans Ala Onlus e i suoi dati dicono che nel 2023 gli accessi sono stati 288, compresi pure bambini di undici anni che vengono accompagnati dai genitori. Ammesso che tutti arrivino alla completa transizione di sesso e che non tutti i trans passino da tale sportello, si tratta comunque di numeri abbastanza contenuto sul totale del quasi milione di milanesi chiamati al voto. Gran fracasso per nulla, dunque, ma estremizzare l’inclusione sventolando la bandiera arcobaleno è sempre chic dalle parti di Palazzo Marino.

La Lega, però, non ci sta. «Sala vuole eliminare la differenza di genere nei seggi? Non c’è cosa più maschilista di questa. Sì, perché con l’avanzata del “neutro”, quelle che di fatto in ogni ambito vengono messe in difficoltà e discriminate sono sempre le donne. In città, c’è una categoria più debole e in difficoltà di una donna madre? Basta con questa politica del nulla», attacca Deborah Giovanati, vicecapogruppo del Carroccio in Consiglio comunale a Milano.

 

 

«Per di più ricordo che il Comune non ha potestà di organizzare le liste o di suggerire modalità diverse da quelle stabilite dal Ministero dell’Interno. La politica creativa milanese di sinistra crea solo caos. Le liste dei votanti sono suddivise in maschi e femmine in tutta Italia, eventuali variazioni devono essere decise a livello nazionale. Chi ha autorizzato il video sul sito del Comune di Milano che sembrerebbe contenere indicazioni difformi a quelle previste dalla normativa? Ma si rendono conto della gravità di un simile comportamento? Sto procedendo con le immediate verifiche», conclude la leghista.

Persino l’Arcigay è sceso in campo nella partita elettorale, con un filmato pubblicato sui canali delll’amministrazione per invitare presidenti di seggio e scrutatori a promuovere il voto inclusivo.

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