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Elly Schlein e Giuseppe Conte in convento: sinistra, si accettano miracoli

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Si accettano miracoli. Così Elly Schlein e Giuseppe Conte si danno appuntamento in un convento, sperando che il luogo favorisca il manifestarsi di un evento metafisico: l’unità del centrosinistra. Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno. La segretaria del Pd e il presidente del Movimento 5 Stelle partecipano a due eventi separati nell’ambito della stessa manifestazione, il Film Festival. Poi si ritrovano insieme per pranzo nel convento di San Francesco. Luogo scelto più per la riservatezza e la frescura offerte, che per una improvvisa svolta spirituale.

D’altronde a Elly le location religiose piacciono. Chi si è dimenticato il ritiro politico del Pd nell’ex convento di Gubbio, nel frattempo trasformato in un resort di lusso? Già. Comunque di cose da dirsi, Schlein e Conte, ne avevano tante. Dal voto anticipato in Liguria, accelerato dalle dimissioni del governatore Giovanni Toti, alla proposta referendaria per l’abrogazione della riforma dell’autonomia differenziata. All’ipotesi che, intorno a questi temi, il campo largo possa trasformarsi in una reale alternativa di governo e non solo un cartello elettorale, come successo finora.

Prima domanda: ma quanto deve essere largo questo campo? Matteo Renzi si candida a farne parte. Fidarsi? Anche ammesso che le intenzioni dell’ex premier siano sincere, come fai a farlo stare nella stessa coalizione con Bonelli e Fratoianni? Boh. Conte prende tempo. E minimizza la portata dell’incontro: «Abbiamo fatto una pausa di pranzo insieme. Ci siamo scambiati un po' di aggiornamenti, qualche riflessione, ma in assoluto relax. Non è stato un pranzo politico», frena il leader grillino.

 

FEDERATRICE
Schlein invece va di fretta. Anche perché sente su se stessa la responsabilità della federatrice. E dopo l’esito delle elezioni europee, come darle torto. «Noi siamo stati da sempre testardamente unitari. Nessuno dei nostri partiti è sufficiente per costruire alternative, quindi abbiamo bisogno di unire le nostre forze», spiega Elly rispondendo alle domande dei ragazzi presenti al Giffoni Film Festival.

Schlein elenca poi alcune questioni sulle quali «lavorare insieme», in particolare «il salario minimo, i diritti, dare risposte sul tema dell'emigrazione giovanile, difendere la sanità pubblica, affrontare la questione climatica». E, ricordiamolo, sempre qui in provincia di Salerno, il primo ad aprire a un’alleanza con tutti-tutti era stato proprio Nicola Fratoianni. Con queste parole: «La nostra convergenza cresce ogni giorno. Giuseppe, Elly: continuiamo a fare quello iniziato dopo le Europee.

Facciamo delle cose insieme. Se continuiamo a mettere al centro le cose concrete, questa alleanza parlerà di più ai cittadini e alle cittadine». Pd, M5s e Avs. E sono tre. Ma, numeri alla mano, non sono sufficienti per sorpassare il centrodestra. Allora si inserisce Renzi. Che tende una mano, a partire dalla prossima scadenza elettorale. Italia Viva «starà insieme per le regionali, anche in Liguria», con il centrosinistra, ma «non presenterà» una sua candidatura che «verrà invece presentata dalla coalizione», dichiara il leader di Iv a SkyTg24. «Noi lavoreremo sul programma» e per quanto riguarda l’eventuale leadership, Renzi si fa da parte (apparentemente): «In una coalizione il capo lo fa chi prende più voti. Se Elly Schlein è la leader del Pd e se l’è conquistato con le primarie, se vince le elezioni, tocca a lei fare il presidente del Consiglio».

 

L’ALTERNATIVA
Il bacio della morte? Schlein prova a schivarlo, per il momento: «Noi abbiamo da costruire una coalizione alternativa e competitiva alla destra, che non sottovaluto», ma «molto prima che ragionare sui perimetri delle forze politiche o sui nomi bisogna mettersi d’accordo sui temi. Io dico: partiamo dalle questioni concrete». Però, se vuole battere la Meloni, la leader dem deve prendere anche i voti del centro. E, realisticamente, caricarsi a bordo anche i renziani. Test elettorali ravvicinati non mancano. In autunno si tornerà al voto in Liguria, dopo le dimissioni di Toti, che saranno formalizzate in consiglio martedì prossimo. E a breve si voterà anche in Emilia Romagna e Umbria. I dem sognano il filotto. E per il dopo-Toti, preparano la carta Andrea Orlando.

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