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Dossieraggio, "questi si ammazzano": la clamorosa rissa tra gli spioni, il retroscena

Brunella Bolloli
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Spiate, fughe di notizie, avvicendamenti. E oggi, soprattutto, un assordante silenzio. Sull’inchiesta del presunto dossieraggio partita nel 2022 da un esposto di Guido Crosetto in molti preferiscono tacere, evocando chissà quale oscura trama dei Servizi e lotta di potere ad altissimi vertici da cui tenersi ben lontani. Di sicuro, leggendo le carte dell’indagine, qualche tensione all’interno della direzione nazionale Antimafia salta fuori, al punto che è lo stesso Pasquale Striano a lamentarsene con i colleghi, in una delle conversazioni intercettate. Non solo.

Dall’analisi dei tabulati telefonici in uso al finanziere indagato per accesso abusivo e rivelazione del segreto, gli investigatori riscontrano alcune chat interessanti avute con il luogotenente Carlesi all’epoca dei fatti in forza alla Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Il collega lo avverte che il lavoro sui Bitcoin «è andato direttamente al Procuratore nazionale antimafia senza passare per Russo». Striano gli chiede come lo abbia saputo e aggiunge: «Questi si ammazzano». Il collega aggiunge quindi che «Nunzia ha ricevuto queste disposizioni specificando che è la prima volta che succede». Striano invita quindi il collega a «seguire tutto». Carlesi gli risponde affermativamente.

 

 

 

Striano insiste: «Questi passaggi delicati gravano su di noi». E l’altro gli fa eco: «In Direzione non gliene frega niente della storia di Siri (Armando, ex senatore della Lega, ndr), hanno le idee ben chiare sul fatto che ci siano stati problemi in partenza da parte della Uif. Quindi Andrea ha detto una cazzata. Comunque io gli ho detto che tu te ne stai occupando e si vede che hanno tutti una grande considerazione di te». Il collega aggiunge: «Mi ha chiesto come stai e lui è consapevole del fatto che sei un “Laudati man”», e gli riferisce quindi di avere ribadito che lui è il loro coordinatore.

Il finanziere Pasquale Striano è dunque uomo di Antonio Laudati nel senso che aveva come diretto superiore il sostituto procuratore a capo dell’Ufficio Sos, Segnalazioni di operazioni sospette, un gruppo che a sua volta era distinto in due, quello valutario e quello Dia con coordinatori distinti. Quando Striano vinse il concorso da ufficiale della Gdf al suo rientro fu nominato coordinatore di tutto il gruppo Sos sia del valutario che della Dia e questo gli dava anche molto potere. Che compiti aveva questo ufficio? Quello di sviluppare le Sos in materia di criminalità e riciclaggio e il magistrato di riferimento era il dottor Laudati, che infatti oggi si trova indagato in concorso con il finanziere abile a compulsare il cervellone delle banche dati segrete. Da quelle consultazioni potevano partire poi indagini ed era quindi una lotta a chine faceva di più.

 

 

 

Ma tra Laudati e Giovanni Russo (attuale capo del Dap, sarà sentito giovedì in commissione Antimafia), forse, i rapporti non erano proprio idialliaci, almeno a giudicare dalle telefonate tra i funzionari. Striano dice infatti a Carlesi: «Alla fine tutti quanti stanno a combattere o a ridere sulla pelle nostra» e l’altro gli ribadisce che spera venga rimesso in moto il sistema per consentire al collega di «rientrare». Carlesi afferma poi che lui non è adatto per la Guardia di finanza e che «’sta guerra tra loro non ci voleva». Di che guerra parla? Lo dice lo stesso Striano in un altro messaggino: «No mi riferisco alla guerra tra Russo e Laudati, alla fine loro non si ammazzano ma noi? Non possiamo scendere a questo».

In sintesi. Striano , poteva vantare una “pagella” d’eccellenza in quanto ad abnegazione al lavoro, prestanza e portamento (viene definito «aitante» e «distinto» in una scheda valutativa) con una acuta capacità di giudizio e una intelligenza «vivace». Alla voce “rapporti con le autorità” il giudizio è quello che vorrebbero tutti i sottoposti: “gode della stima delle autorità” e il voto finale è “eccellente”, quindi un asso nel suo mestiere. L’ideale per ogni capo. Dopo il deflagrare dell’inchiesta dossieraggio, l’iscrizione nel registro degli indagati e il conseguente trasferimento deciso dal procuratore capo Giovanni Melillo, successore di Federico Cafiero De Raho alla superprocura, Striano pero è stato allontanato da via Giulia.

Siamo alla fine del 2022. «Come va con il nuovo incarico?», gli chiede un collega. Risposta. «E quale incarico? Mi hanno messo da parte. Sirico (Umberto, comandante della Gdf, ndr) senza ragione, ha voluto pure la mia testa, dopo quello che ho fatto. Mortacci sua». E ancora: «Aspetto che mi dicano qualcosa, per adesso faccio degli studi miei». Il luogotenente “trombato” a causa dell’inchiesta è avvilito e trova il conforto verbale del collega: «Alla fine siamo solo numeri per loro». «Si è messo C. vicino a lui, l’avevo sempre sospettato. Sono riuscito a farlo cacciare ma me l’ha fatta pagare pure a me». E l’altro: «Ho saputo che è nella sua segreteria. Certe persone cascano sempre in piedi». «È un suo uomo, gli ha aperto la porta per vent’anni». «Ed io che ho fatto? Eccomi qua. Però sono contento uguale». Da comandante del Gruppo Sos nonché “Laudati man”, Striano ora deve difendersi da accuse pesanti. Prossima udienza, il 12 novembre.

 

 

 

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