Se a vincere di un soffio è il centrosinistra, è la giusta punizione per il «governo Meloni». Se, viceversa, dopo aver controllato l’ultima scheda il conteggio premia il centrodestra, allora si tratta di una vittoria dimezzata, «per un pugno di voti», dovuta alla «tifoseria» più che agli elettori come scrive Marcello Sorgi sulla Stampa. Dopo aver osservato che democrazia è vincere anche per un solo voto, è opportuno evidenziare il doppiopesismo dei commentatori in presenza di uno spoglio serrato. Ricordate le elezioni regionali in Sardegna, quelle per il quali il “campo largo” festeggiò l’avvio della liberazione dalle “destre”?
Ebbene, Alessandra Todde del M5S ebbe la meglio su Paolo Truzzu per 2.615 voti. Titolo di Repubblica: «La Sardegna punisce Meloni». Nessun allarme astensione, nessun focus sul «calo dell’elettorato» su cui entrambi gli schieramenti «dovrebbero riflettere» e che «ridimensiona e accomuna vittorie e sconfitte», come osserva Massimo Franco del Corriere della sera nella sua analisi post voto ligure. Già: ora la vittoria di Marco Bucci è «per un’incollatura», «in volata». O, come titola Repubblica in prima pagina, «per un pugno di voti». Orrore. Eppure Bucci ha prevalso con oltre 7mila voti di differenza, quasi il triplo rispetto allo scarto tra Todde e Truzzu.
L’uomo nero è lui, l’ex ministro Claudio, sindaco di Imperia dal 27 giugno 2018, al suo quarto mandato non consecutivo alla guida del capoluogo di una delle quattro province liguri. Ebbene, se le province votano per il candidato del centrosinistra (come Genova e La Spezia), non c’è problema. Se, invece, la preferenza va al centrodestra (come emerso dai dati di Imperia e Savona), ecco che diventa lecito calcare la mano sui voti arrivati «dal regno di Scajola», come fa anche Repubblica.