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Delirio dei filo Palestina: ora se la prendono pure con Tajani e minacciano attacchi 

di Salvatore Dama venerdì 15 novembre 2024

3' di lettura

Ce ne vuole per prendersela con il mite Tajani. E invece. Eccolo destinatario di una lettera minatoria spedita alla sua casella di Palazzo Chigi. La colpa del ministro degli Esteri? Quello di aver appoggiato «lo stato terrorista nazi-sionista» di Israele. Toni meno minacciosi, ma perentori, giungono dal professor Orsini. Che imputa al leader di Forza Italia di essere corresponsabile del “genocidio di Gaza”. Un uno-due che arriva in poche ore. Ma partiamo dalla lettera. La spedisce un fantomatico “Global movement against the nazi-zionist terrorist state of Israel for the liberation of Palestine”. Sulla busta c’è un nome- A.F. e un indirizzo di Bologna. Comincia così: «Un avvertimento alle autorità dei paesi che sostengono l'entità sionista israeliana, Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, alla luce del silenzio globale e del sostegno illimitato al crimine di genocidio contro li popolo palestinese».

La corrispondenza è stata recapitata all’ufficio del vice premier a Palazzo Chigi. E prosegue così: «Crediamo nel diritto del popolo palestinese a vivere sulla propria terra e a continuare la resistenza fino alla liberazione. In risposta ai crimini commessi contro il popolo palestinese, abbiamo formato gruppi di persone di tutte le nazionalità del mondo per difendere i diritti dei palestinesi». Di conseguenza, «dichiariamo che a partire dal 15 novembre 2024 utilizzeremo la forza armata per colpire tutti gli interessi dello Stato terrorista di Israele, accusato a livello internazionale di crimini di guerra e genocidio, comprese le sue ambasciate, i suoi musei e tutte le sue attività e raduni in tutto il mondo».

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In questo contesto, conclude la lettera, «invitiamo i governi sopra menzionati a smettere di sostenere politicamente, economicamente e militarmente lo stato terrorista nazi-sionista di Israele e ad adottare una posizione di neutralità. Esortiamo inoltre le vostre forze e tutti gli individui associati a questa entità a evacuare le loro posizioni per la loro sicurezza». Insomma, non proprio un messaggio pacifico. Tajani incassa la solidarietà del governo e della coalizione di maggioranza. Parla il ministro degli Interni Matteo Piantedosi: «Quello ai suoi danni è un atto vile e codardo» compiuto da «chi pretende di far valere le proprie farneticazioni seminando la paura». Ma le istituzioni e il governo «non temono le intimidazioni di chi non vuole dialogare e si nasconde dietro a una lettera minatoria». Gli investigatori, assicura il Viminale, «sono già al lavoro per individuare i responsabili».

Il ministro degli Esteri riceve il sostegno delle alte cariche dello Stato. Il presidente del Senato Ignazio La Russa («Ferma condanna per un’azione che non va sottovaluta») e il presidente della Camera Lorenzo Fontana («L’odio e la violenza non possono trovare spazio nella nostra società»). Arrivano poi i messaggi dal partito. «Sostegno a Israele e una giusta soluzione per la Palestina» (Paolo Barelli); «C’è un complesso di attacchi che viene da ambienti di militanza politica e informativa» (Maurizio Gasparri).

Dall’opposizione si fanno sentire solo Piero Fassino («Miseria umana di chi conosce solo il linguaggio della violenza») e Pier Ferdinando Casini («Tajani non si faccia intimorire». Nel frattempo esplode un nuovo caso intorno alle parole del professor Alessandro Orsini. Che su X definisce il titolare della Farnesina «Netajani», crasi tra Netanyahu e Tajani: il ministro è «alleato strettissimo dello Stato terrorista di Israele» e, a conferma, posta «la documentazione» della sua «corresponsabilità» nel genocidio a Gaza. Il leader di Fi risponde anche a Orsini: «Non avevo paura quando mi minacciavano le Brigate rosse, figurarsi un professore... Ma è grave che un professore universitario indichi al mondo intero un colpevole da colpire perché corresponsabile del genocidio di Gaza». L’Italia è «l’unico Paese al mondo che ha organizzato un progetto per aiutare il popolo palestinese con aiuti alimentari».

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